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 2018  settembre 19 Mercoledì calendario

Maria Elena Boschi è tornata a fare l’avvocato

Maria Elena Boschi è lungimirante. Non guarda alle prossime elezioni, ma alle prossime occupazioni. O meglio: guarda con angoscia alle prossime elezioni e si prepara in anticipo. Così il deputato semplice Maria Elena ha ripreso la professione di avvocato, esperto di diritto societario, dopo quasi una legislatura al governo, ex ministro per le Riforme, madrina del referendum, sottosegretaria a Palazzo Chigi.
Boschi ambisce al lauto mercato romano – aziende, consulenze, arbitrati – ma per adesso è ospite di parenti e amici a Firenze: lo studio legale si chiama “Bl”, fondato da Francesco Bonifazi, senatore renziano e tesoriere Pd; Federico Lovadina, capo di Toscana Energia, ex consigliere di Ferrovie; Emanuele Boschi, fratello di Maria Elena. Emanuele non va confuso con Pier Francesco, da sempre scorta dell’ex ministro in pubblico e, soprattutto, in apprezzate fotografie su Instagram fra aperitivi, escursioni e tramonti. Emanuele è un ex dipendente di Banca Etruria ai tempi di papà Pier Luigi, perciò defilato e riservato. Il profilo di Emanuele è assai denso, non è un collega di Bonifazi e Lovadina, ma un commercialista con “particolare competenze nel settore bancario”.
Il curriculum dedicato di Meb, invece, non esiste ancora sul sito di “Bl”. E poi Firenze è un comodo rifugio, non l’apoteosi per la nuova carriera. Francesco, Federico e Maria Elena – i ragazzi del professor avvocato Umberto Tombari, fucina del renzismo – sono cresciuti. Tombari li ha svezzati nel suo rinomato studio e li ha costruiti per il potere, il pezzo più grosso e resiliente alle epoche politiche l’ha tenuto per sé. Per citare un brandello: è il vice di Giuseppe Guzzetti all’associazione nazionale delle fondazioni bancarie e delle casse di risparmio, patrimonio di 40 miliardi di euro.
Boschi fa politica a giorni alterni: scompare e riappare con sintetici interventi in agenzia o sui social, spesso con l’ironia dei bei giorni del renzismo al 40%. Quella che oggi ha un mesto sapore, riesuma in automatico i disastri familiari e di governo su Etruria: “La Lega ladrona ha deciso di restituire i soldi spariti in comode rate. Ci metteranno più o meno lo stesso tempo – ha scritto ieri – di quello che impiegheranno per rimpatriare i clandestini: 80 anni”.
Appena un paio di anni fa, Maria Elena era in giro tra l’Italia e l’Argentina a sostenere il sì al referendum costituzionale con i più devoti che avvertivano la reincarnazione di Nilde Iotti. In nome del glorioso passato che fu, al ritorno dal periplo in barca della Sicilia, Maria Elena ha contattato diversi avvocati/baroni romani – che con il settore pubblico e le aziende privati fanno affari milionari – per capire dove e come si fattura meglio.
Un messaggio di qua, un messaggio di là, un invito per un caffè. Risposte interlocutorie, scarso entusiasmo: insomma, l’hanno respinta. E poi il conflitto di interessi per un parlamentare – che ha governato per quattro anni e ora fa l’avvocato – è un pericolo irreversibile. Certo, Boschi non s’è preoccupata mai del conflitto di interessi (chiedere a Federico Ghizzoni, ex amministratore delegato di Unicredit, che fu contattato per salvare Etruria). I giorni dei miraggi, però, sono finiti. Non era Nilde Iotti.