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 2018  settembre 19 Mercoledì calendario

Riabilitare i fucilati: se non ora, quando?

È bellissimo che cento anni dopo l’Università di Bologna, grazie alla ricerca negli archivi di tre docenti, Sandra Marciatori, Roberto Balzani e Gian Paolo Brizzi, sia riuscita a individuare 47 ragazzi che non ce l’avevano fatta a portare a casa la laurea perché morti nella Grande Guerra 15-18. Ed è bellissimo che l’ateneo, trovati i discendenti di 14 di loro, come ha raccontato Andreina Baccaro sul Corriere di Bologna , abbia deciso di consegnare loro quella laurea che avevano ormai guadagnata sui libri.
Erano ragazzi che ci credevano davvero, nell’Italia. Come il napoletano Carlo Krisar, iscritto a matematica pura, ucciso nel 1916. «La guerra, che ha rivelato il prodigio della nostra gente meravigliosamente insuperabile», si legge in un ricordo familiare del 1918, «ha trasformato lo studente pacifico e tranquillo, il figlio mite ed avido di carezze materne, in soldato audace, ardimentoso, sprezzante del pericolo, impavido e sicuro». Non un lamento, un segno di stanchezza… 
Ecco, cento anni dopo quella mattanza che costò la vita a tanti giovani giustamente onorati per l’eroismo e il coraggio, sarebbe bello se l’Italia facesse un gesto anche verso chi si perse, «sul campo dell’onore». E nell’inferno di quella guerra, dove potevi esser fucilato solo per aver salutato il gen. Andrea Graziani tenendo la pipa di bocca, tentò di tornare a casa. 
Paolo Rumiz insiste da anni per il «reintegro a pieno titolo dei fucilati del 15-18 nella memoria nazionale». Pace ai morti, almeno un secolo dopo: «Manca questo riconoscimento perché possa dirsi completa in Europa la partecipazione dell’Italia alle onoranze ai Caduti della Grande Guerra. I principali Paesi belligeranti – Francia, Germania, Inghilterra – ci hanno pensato da tempo, con atti politici, interventi presidenziali, monumenti, e l’aggiornamento delle liste dei Caduti. 
Quasi ovunque i condannati sono stati tolti dal ghetto della vergogna e della rimozione. Manca il nostro Paese, quello che ha fatto più largo uso della giustizia sommaria: 750 fucilati con processo, 200 colpiti da decimazione per estrazione a sorte, e un numero incalcolabile di soldati uccisi per le vie brevi…». Ha ragione. Se non ora, quando?