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 2018  settembre 19 Mercoledì calendario

Rotta verso Sud, la scienza indaga sulle migrazioni

Uccelli, insetti e animali marini sono in viaggio verso sud. Siamo nel pieno delle migrazioni autunnali: molte rondini hanno già abbandonato il nido, le cicogne bianche sono in movimento. Tra poco passeranno anche le gru, più avanti stormi di oche selvatiche. È un fenomeno che si ripete da migliaia di anni ma le rotte oggi, sono cambiate. Lo rivelano i primi dati di uno studio che sarà pubblicato per i 20 anni del Progetto Alpi, la più importante iniziativa italiana di ricerca scientifica sulle migrazioni degli uccelli coordinata da Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e Muse, il Museo delle scienze di Trento.
«Sul lungo periodo abbiamo registrato un calo dei passaggi delle specie che migrano oltre il deserto del Sahara», spiega Paolo Pedrini, responsabile della sezione Zoologia dei vertebrati del Muse e coordinatore del progetto Alpi. «Alcuni animali che una volta frequentavano i nostri valichi durante le migrazioni autunnali, come l’ortolano e lo stiaccino, un passero dei prati, oggi sono diventate molto rare».
Nelle migrazioni autunnali dall’Europa centro- settentrionale all’Africa, sulle nostre montagne si formano i cosiddetti “colli di bottiglia”, passaggi obbligati dove si concentrano migliaia di uccelli. In Italia in tutto sono 12, dal Trentino al Piemonte, e sono presidiati dalle stazioni di ricerca del progetto Alpi che ne monitorano i movimenti catturando e rilasciando gli uccelli con un sistema di reti che si è rivelato innocuo per gli animali.
Secondo i calcoli più recenti, negli ultimi 20 anni 184 specie diverse hanno varcato le Alpi in questo periodo per veleggiare verso climi più miti. Solo l’anno scorso, alla stazione di Bocca di Caset in provincia di Trento, sono state registrate oltre 12mila catture. «In realtà ci sono diverse variabili che contribuiscono al cambio delle rotte migratorie», prosegue Pedrini. «Gli itinerari deviano quando gli animali perdono i punti di riferimento: è sufficiente che la siccità svuoti uno stagno che da tempo immemore era un’area di sosta durante il viaggio o che si costruisca una casa su un prato dove gli animali fanno scorta di cibo».
Se i grandi viaggiatori seguono altri percorsi, altri uccelli che di norma si fermano a svernare nel Nord-Africa hanno smesso di migrare a causa dei cambiamenti climatici. «In alcune specie, come il lucarino o la peppola, prevale la tendenza a ritardare la partenza», conferma lo zoologo del Muse. «In alcuni casi ci sono anche popolazioni che arrivano dall’Europa centrosettentrionale che non proseguono più verso le coste del Maghreb ma passano la stagione fredda in Italia». Non è sempre facile assistere alle migrazioni: alcuni animali si spostano durante il giorno, altri solo di notte seguendo percorsi di cui si conosce solo capo e coda. «Come il balestruccio, un parente della rondine», spiega Marco Gustin, responsabile specie e diversità della Lipu. «Si sa che sverna sugli altipiani del monte Kilimanjaro. Ma come ci arrivi dall’Italia rimane ancora un mistero».