Il Messaggero, 19 settembre 2018
Mamme in carcere con bambini: sono 52 in tutta Italia
I numeri in Italia sono bassi e tra questi il caso di Rebibbia femminile, dove ieri una donna ha ucciso il figlio più piccolo e ridotto in condizioni critiche l’altro, è considerato il luogo d’eccellenza. Si parla di madri detenute – ad oggi 52 – che tengono con loro i figli all’interno del carcere, in alcuni con nidi e asili, in altri semplicemente in cella. La legge approvata nel 1975 garantisce il diritto di portare il bambino con se nel corso della detenzione fino ai tre anni. Nelle intenzioni di diversi governi a questa dovevano seguire leggi per limitare ulteriormente i casi di detenzione. In realtà, sia quella del 2001 che ha istituito i nidi, sia quella per la detenzione attenuata sono rimaste a metà, con circa la metà delle mamme detenute che vivono in una cella normale.
LA LEGGE
Un impianto normativo che ora finisce nuovamente al centro del dibattito politico. Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, al momento sta valutando la situazione anche con il nuovo capo del Dap Francesco Basentini. Entrambi sono andati in visita prima a Rebibbia, per incontrare il direttore, gli operatori e il personale in servizio nel carcere, quindi all’ospedale Gemelli. Se il ministro al momento tace, come fanno anche sia il suo partito, sia la Lega, la discussione è aperta e trasversale a diversi schieramenti. In Forza Italia, ad esempio, Gianni Sammarco, rappresentante del partito nel Lazio, lancia la proposta di separare le madri dai figli fin dalla nascita: «Bisogna impedire ai figli di convivere in carcere con le loro madri ritenendo il carcere un luogo non idoneo ai bambini per mille motivi», spiega. Posizione opposta a quella di Mara Carfagna, vice presidente della Camera e tra i leader del partito: «Fu il governo di Silvio Berlusconi nel 2011 a porsi come obiettivo quello di farli uscire tutti, approvando la legge che ha istituito i cosiddetti Icam, Istituti a custodia attenuata, che permettono alla madre detenuta di scontare la pena in ambienti meno ostili, ma le strutture sono poche», spiega, schierandosi sulla linea che chiede di tenere fuori dal carcere, o in istituti meno costrittivi le mamme, mentre Rita Bernardini del partito Radicale accusa la mancata riforma penitenziaria che avrebbe affrontato anche il capitolo bambini e affettività.
I NUMERI
Come chiariscono i dati del ministero della giustizia, al 31 agosto 2018 nelle carceri italiane c’erano 52 madri con un totale di 62 figli. La struttura più grande, con nido, pediatra e piccolo giardino dei giochi è proprio quella di Rebibbia: le mamme sono 13 con 16 figli in tutto, 8 italiane con 10 bambini, le altre straniere: «Lo consideriamo un carcere all’avanguardia e accogliente – spiega Susanna Marietti dell’associazione Antigone – perché le madri vivono in celle aperte con i loro figli e possono accedere in qualunque momento sia alla ludoteca sia al giardinetto esterno, è una tragedia orribile ma non credo si possa sostenere che le madri non siano controllate». Altro centro considerato di «eccellenza» è Avellino, un «icam», ovvero a custodia attenuata, ci sono 10 madri con 12 figli, di cui sette italiane con otto bimbi. Seguono, alla spicciolata Torino, con 7 mamme e 10 bambini e strutture con una o due mamme con bambini. Le più difficili perché senza dotazioni specifiche. Quando i numeri sono bassi, spiegano gli esperti, le attenzioni finiscono per essere dedicate agli uomini, in media il 90% della popolazione penitenziaria.