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 2018  settembre 17 Lunedì calendario

L’ostetrica dei record

Sono passati settantatré anni da quel 17 settembre 1945. La guerra era finita da due settimane e tre giorni dopo Maria Pollacci avrebbe compiuto 21 anni. La sua carriera da record è partita quel giorno, con la nascita del piccolo Francesco a Lama Mocogno, duemila anime (oggi) sull’Appennino Emiliano. Poi, giorno dopo giorno, anno dopo anno, grazie a lei sono nati 7.659 bambini. Messi tutti insieme, quasi il doppio degli abitanti che ora popolano Pedavena, nel bellunese, dove Maria vive dal ‘64. Una vita per la vita, quella di questa ostetrica infinita, che a quasi 94 anni (li compirà giovedì) ha ancora lo spirito della ragazzina e la mentalità della professionista di ferro che dispensa consigli e infonde coraggio. Signora Maria, lavora ancora’ «Certo. Faccio la volontaria e assisto future mamme che sono soprattutto figlie o sorelle di altre donne che ho seguito negli anni. L’ultimo parto è stato tre settimane fa: un bel maschietto. Non mi faccio pagare da nessuno, semmai mi pagano il viaggio o mi fanno dei regali. Il prefetto mi ha nominato cavaliere del lavoro». Il viaggio’ Lei guida ancora’ «Sì! E a casa preparo anche le tagliatelle, i tortellini, i tortelloni, le lasagne: tutte specialità della mia terra, l’Emilia. L’unica cosa in cui mi faccio aiutare, perché ho paura a salire in alto, è pulire vetri e tende. Vede, col mio lavoro mi sembra di ritornare giovane ogni volta. Uno si sente vivo se fa con amore la propria professione». Il suo è un lavoro molto delicato. Momenti difficili non ne ha mai avuti’ «Non ho mai avuto casi di morte. Però mi ricorderò sempre di quella volta, ormai circa settant’anni fa, quando non usciva la placenta. Bisognava estrarla, ma il medico non poteva arrivare perché aveva nevicato tantissimo. Allora sono intervenuta io e ho salvato la donna. Ho avuto tante soddisfazioni dal lavoro, mentre coi sentimenti’». È andata male’ «Sono stata proprio sfortunata. Il mio primo fidanzato è morto un mese prima del matrimonio in un incidente stradale. Dopo cinque anni ho conosciuto un altro ragazzo, si parlava di nozze, ma è morto di tumore. Poi ecco il terzo, ma anche lui se ne è andato prima del tempo a causa di un tumore. Da quel giorno ho detto: basta, non voglio saperne più. Anche se avrei voluto tanto avere un bambino». Però ne ha fatti nascere 7.659. Qualcuno in paese la riconosce’ «Ovunque vada, appena mi vedono mi abbracciano. A volte però non so chi siano, è impossibile ricordarseli tutti, e rischio figuracce. Qualche giorno fa mentre facevo un aperitivo con un’amica è passato un gruppetto di ragazzi: «Noi siamo tutti suoi bambini», mi hanno detto. In tanti dicono che sono la loro seconda mamma. E questo per me è davvero emozionante». L’episodio più curioso in 73 anni di carriera’ «Nel ‘61, a Cles, in Trentino, dove mi sono trasferita dall’Emilia. Ero lì da otto anni e mezzo e un bel giorno arriva il circo in paese. Mi chiamarono proprio da lì per assistere una donna nel suo carrozzone. La sera stessa, alle nove, le cominciarono le doglie, e alle tre di notte nacque un bambino di sei chili e tre etti: era più grasso di me! Gli artisti erano svegli e la nonna del bimbo mi disse: domani è l’ultimo giorno del circo e ci piacerebbe se lei entrasse nella gabbia dei leoni col piccolo in mano». E lei’ «Lì per lì ho detto di no, ma la mattina successiva fecero propaganda per le vie di Cles, annunciando che lo spettacolo si sarebbe fatto. La mamma del neonato mi disse: ‘Signora, se fosse davvero pericoloso non le darei mai il mio bambino’. Allora mi sono convinta, anche perché era pieno di gente. Poi vidi quei leoni che non sembravano poi così malvagi. Pensai: ‘Gli avranno già dato da mangiare!’. Anche se quando la leonessa è saltata giù dallo sgabello per un attimo ho temuto». Quel bimbo ora ha 57 anni, l’ha più rivisto’ «Sì, alla fine è diventato un domatore di tigri e lo scorso giugno è venuto a Feltre, qui vicino a dove abito, per uno spettacolo. Compiva gli anni, l’ho invitato a casa mia e l’ho festeggiato». Che storia’ Ma tornando ai parti, vuole dirci qual è il suo segreto’ «Alle donne infondo tranquillità e sicurezza, così arrivano al parto rilassate e soffrono anche meno. Le tratto tutte in modo uguale. Gli spiego tutto quello che succede, quali sono le doglie dolorose e come respirare: la respirazione è miracolosa. Al momento opportuno, però, l’ostetrica deve anche essere energica. Dicono che io trasmetto forza e questo è fondamentale. Ma appena capisco che c’è qualcosa che non va chiamo subito il medico per il ricovero. Non ho mai lacerato una donna, anche nei casi di bambini oltre i quattro chili». Alle giovani ostetriche che si avvicinano alla professione, che consigli si sente di dare’ «Ancora adesso vado all’Università di Verona per parlare della mia esperienza personale. E alle future ostetriche dico che devono fare tanta pratica, perché purtroppo all’università si insegna tanta teoria. Devono fare volontariato e tenersi sempre aggiornate. La nostra è una professione meravigliosa, deve essere una missione da portare avanti con amore, umanità e professionalità. Perché la nascita è una magia».