la Repubblica, 17 settembre 2018
Il fascino discreto di studiare Ingegneria
Tutti pazzi per Ingegneria. La facoltà dei secchioni-con-gliocchiali che «non vivono, ma funzionano», nella battuta dei manuali semiseri del perfetto ingegnere, s’è presa la sua rivincita al punto che ora insidia il primo posto degli economisti tra i percorsi universitari più gettonati dalle matricole. Un sorpasso già avvenuto lo scorso anno: 232mila iscritti complessivi contro i 224mila di economia e statistica.
Non è solo una moda. Ed è qualcosa di più di una scelta di convenienza per gli sbocchi lavorativi che la facoltà continua a garantire. Potrebbe anzi trasformarsi nel primo segno di un’inversione di tendenza culturale: era dai tempi del referendum sul nucleare (1987) che la parola “sviluppo” aveva perso appeal nel discorso pubblico europeo, e italiano in particolare. Fino a diventare un disvalore. Invece nell’ultimo periodo, proprio mentre andava al governo il partito che ha fatto della decrescita la sua religione, ecco che sono tornate a salire le vendite delle pubblicazioni Hoepli di ingegneria. Un rinnovo d’interesse che il dramma di Genova ha finito per accelerare. Mentre i ministri anticipavano l’elenco dei colpevoli prima ancora che partissero le indagini della magistratura, in dieci milioni hanno visitato la pagina Facebook “Ingegneria e Dintorni” di Braian Ietto, 36 anni, assistente universitario a Pisa.
L’interesse è cresciuto parallelamente alle strumentalizzazioni del discorso politico sul ponte: «L’idea originaria – racconta Ietto – era raccontare il mondo della progettazione strutturale. Per far capire, ad esempio, la necessità della prevenzione e dell’antisismica». Poi gli eventi hanno fatto prendere un’altra piega. L’ultima fake news smontata da Ietto è la foto di un ponte in Toscana spacciata come un particolare del ponte Morandi.
«Combatto contro la disinformazione e per affermare l’idea che l’Italia non può vivere continuamente nelle emergenze, l’ingegnere deve arrivare prima». Il sismografo delle iscrizioni universitarie dà conto di questo rinnovato interesse. Negli ultimi 8 anni quasi seimila giovani in più hanno scelto la laurea che dà lavoro e fa guadagnare sin dai primi anni 300 euro più degli altri.
Gli immatricolati a Ingegneria, certifica l’Anvur, sono passati, dal 2010-11 al 2017-18, dal 12,6 al 14,5%, ovvero da 36.328 a 42.158. Una crescita che racconta come si è trasformata la percezione dell’ingegnere nell’immaginario collettivo, sebbene non ancora in quello politico. «Non siamo arrivati ad avere ingegneri al governo, il nostro peso non è forte nella vita politica», sorride Andrea Stella, docente di Elettrotecnica dell’Università di Padova e presidente del Cisia, l’ente che fa i test di accesso e che quest’anno stima un 10-12% in più di iscritti.
Insomma, il trend si conferma in aumento. A Bologna si stima una crescita del 3-4% e così nella vicina università di Modena e Reggio – terra della Ferrari – dove negli ultimi tre anni gli immatricolati a Ingegneria sono cresciuti del 34%.
Al Politecnico di Torino gli iscritti ai test di Ingegneria-Architettura sono 12.400, il 4% in più dello scorso anno. Al Politecnico di Milano gli immatricolati ad oggi sono già aumentati del 5%. Come si spiega? «Da un lato con la capacità di queste lauree di garantire lavoro – spiega il rettore Ferruccio Resta – dall’altro per il fascino delle nuove tecnologie». E infatti il boom riguarda soprattutto il settore industriale e dell’Informationtechnology: informatica, telecomunicazioni, biomedica, meccanica e automazione, per intenderci. E attira Ingegneria gestionale, che fa concorrenza ai manager preparati da Economia, mentre ancora soffre l’ingegneria civile, colpita dalla crisi dell’edilizia.
«Ingegneria si è saputa reinventare più in fretta di altri percorsi accademici come Giurisprudenza, che perde matricole, e la sua crescita riflette un’evoluzione del ruolo sociale dell’università: ci si iscrive sempre più per trovare lavoro», ragiona Paolo Miccoli, presidente Anvur. Un cambio di passo in un Paese di poeti, santi e navigatori. Secondo AlmaLaurea, un neolaureato magistrale in Ingegneria è occupato nell’87,5% dei casi, contro una media del 73%. A 4 anni dalla laurea, dice un’indagine appena presentata al Congresso degli ingegneri, l’occupazione al 93,8%, contro una media dell’83%. «All’idea che devi scegliere l’università in base a cosa vorresti fare nella vita si va sostituendo una posizione più razionale: qual è la situazione del mercato del lavoro?», osserva Enrico Sangiorgi, prorettore alla didattica dell’Alma Mater. Che però aggiunge: «Finalmente sta passando l’idea che gli ingegneri sono persone utili al Paese».