La Stampa, 17 settembre 2018
In pausa pranzo con la marijuana. Così l’Uruguay ha battuto i narcos
Il giorno più affollato della settimana nella farmacia Camano, nel tranquillo quartiere di Pocitos, è il giovedì, subito dopo mezzogiorno. La «marijuana di Stato» arriva la notte prima, uno stock di trecento bustine che vanno a ruba in poche ore.
Il primo a comprare è un ragazzo con lo skate, poi una giovane che viene con borse della spesa e la figlia in braccio, l’impiegato di banca che esce in pausa pranzo e così via. Per tutti vale lo stesso procedimento; si mette l’indice su una macchina che riconosce l’utente autorizzato a comprare fino a due buste di 5 grammi ciascuna di marijuana, di tipo normale o «indica».
Costano 240 pesos uruguaiani, poco più di 6 euro, l’anonimato è garantito.
Mujica
La vendita di cannabis in farmacia è stata l’ultima tappa d’attuazione della legge promulgata nel 2013 sotto il governo di Pepe Mujica, che ha trasformato il piccolo Uruguay nell’unico Paese al mondo dove lo Stato assume il controllo del commercio di marijuana. Qualsiasi maggiorenne ha tre forme di procurarsi l’erba; in farmacia, associandosi ad un club di amanti della cannabis o coltivandola in casa, fino a sei piante.
Solo una trentina delle mille farmacie uruguaiane hanno accettato di vendere il nuovo prodotto.
I dubbi dei clienti
Martin, della Camano, ammette di aver perso vecchi clienti scandalizzati nel vedere le cartine per gli spinelli a fianco di aspirine e antibiotici. «Ho voluto provare a vedere cosa succedeva e dopo un anno non mi posso lamentare. All’inizio ci sono stati dei problemi, la domanda superava l’offerta, ma adesso il sistema funziona».
Anche i consumatori sono soddisfatti. «Oggi - spiega uno di loro - è molto più sicuro di prima, quando dovevi rivolgerti ad uno spacciatore; lui poteva essere armato o poteva arrivare la polizia e finivi nei guai».
Il ruolo dello Stato
All’Ircca, l’Istituto statale creato ad hoc per regolare la vendita e distribuzione mantengono aggiornati i numeri degli utenti: oggi oltre 26.000 persone comprano in farmacia, quasi 7.000 coltivano in casa, i club di aficionados sono 104, con una media di trenta soci ciascuno. «Precisiamo - spiega il direttore Martin Rodriguez - che non è lo Stato a produrre, ma delle imprese private che hanno ottenuto la licenza per farlo. Noi controlliamo la qualità, la distribuzione e puniamo eventuali abusi».
No a coffee shop
Due mesi fa è stato chiuso un club a Punta dell’Este che offriva degustazioni a estranei, come se fosse un coffe shop. La legge è nata per spezzare la catena del narcotraffico.
Secondo il governo almeno il 30% del totale della vendita di marijuana è stato assorbito dalla via legale. «Il nostro obbiettivo - spiega il Segretario nazionale sulla droga Diego Olivera - è arrivare al 100%, non lasciare più spazio alla vendita illegale». Ci sono, però, degli effetti collaterali che iniziano a preoccupare la popolazione. Nel primo semestre di quest’anno gli omicidi sono aumentati del 66%, quasi la metà sono da attribuire a conflitti fra gang di delinquenti per il controllo del territorio di fronte alla diminuzione della richiesta.
Su questo l’opposizione di destra attacca il presidente socialista Tabaré Vasquez, che si rifiuta di adottare misure straordinarie come l’impiego delle Forze Armate.
Sulla marijuana, comunque, non si torna indietro. L’opinione pubblica, all’inizio scettica sulla legge è oggi sostanzialmente favorevole ed esiste anche un discreto indotto fatto di negozi specializzati per i cultori della materia, corsi per la coltivazione fai da te e così via.
La consegna a domicilio
Uno dei club più rinomati di Montevideo è il «Golden Leaf». La loro sede è in uno scantinato davanti al palazzo del Municipio, i soci pagano 120 euro al mese per avere un prodotto che, assicurano i due fondatori poco più che ventenni, è di primissima qualità. «Molti di loro sono avvocati, medici, liberi professionisti che non hanno tempo di coltivare né voglia di andare in farmacia; gli portiamo l’erba a casa, 40 grammi al mese, e ci teniamo alla loro opinione, soddisfatti o rimborsati».
A fine giornata, i fiori secchi tenuti in fiaschetti di vetro vengono pesati e poi rinchiusi in una gabbia di ferro con un sistema d’allarme per evitare furti.
Un caveau pieno d’erba nel paese-laboratorio di quello che potrebbe essere, se la marijuana fosse legalizzata a livello globale, uno dei grandi business del futuro.