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 2018  settembre 13 Giovedì calendario

De Gregori canta Elisa

È che mi chiedevo se la più grande fatica è riuscire a non fare niente », comincia così, con De Gregori che declama in un assordante silenzio di musica. Il tempo di finire la prima strofa, a cappella, e la voce di Elisa risponde: « È che mi lasciavo trascinare in giro dalla tristezza quella che ti frega e ti prende le gambe ». È l’inizio di Quelli che restano, una traccia impudica e coraggiosa, che cresce con passo intenso, frase dopo frase, e diventa sempre più cantabile, ma lontana anni luce da qualsiasi ipotesi commerciale, un pezzo che la cantautrice diffonde domani per annunciare l’arrivo del suo nuovo album previsto per la fine di ottobre.
La notizia, quella sì davvero insolita, è che il testo di questo ispiratissimo duetto che racconta di quelli che " restano in piedi", dei sopravvissuti al deserto delle coscienze e del sentire comune, non l’ha scritto De Gregori, bensì proprio Elisa.
È la prima volta che De Gregori accetta di cantare una nuova canzone non scritta da lui. Ma come ha fatto? Elisa ce lo racconta dallo studio di registrazione nel quale sta ultimando l’album: «Semplicemente perché gli piace, è una cosa che sente, vicina al suo mondo. Io del resto l’ho scritta pensando proprio alle sue canzoni. Non ero certa che mi avrebbe dato ascolto, ma ci speravo. Ho scritto il brano praticamente in un’ora, diciamo in una notte, ho aperto una finestra su un mondo sterminato, pensavo che potesse essere un linguaggio anche suo.
Ci ho messo di più a scrivergli il messaggio per sottoporglielo».
È incredula Elisa per questa specie di miracolo, lei che sulle canzoni di De Gregori è cresciuta. Si sente da una frase che ricorre nel pezzo: " Ma noi siamo quelli che restano in piedi e barcollano su tacchi da ballo", niente male per una che fino a pochi anni fa riusciva a scrivere solo in inglese. «Lui è stato un riferimento da quando ho cominciato a 18 anni. Alcune sue cose sono talmente profonde: La donna cannone o Leva calcistica, per me era quasi "inarrivabile"».
E invece l’incontro c’è stato: prima De Gregori le ha chiesto un arrangiamento per un progetto speciale, poi l’ha invitata al concerto all’Arena di Verona dove ha celebrato i 40 anni di Rimmel. «È lì che ci siamo conosciuti. Io in realtà gli avevo già chiesto un duetto su un’altra canzone, tra l’altro non mia, ma lui mi aveva risposto che in quel pezzo non si sentiva a proprio agio. Dovevo trovare un modo a ogni costo».
La canzone è sufficientemente lontana dai canoni pop per incuriosire De Gregori. «Il testo è molto poco artistico, è una confessione a cuore aperto, una riflessione sulla vita. Mi capita spesso di avvicinarmi a quei temi, poi magari molti di questi scritti li lascio da parte, chissà, forse ho sbagliato a farlo in passato. In questo caso quei versi erano lì da qualche tempo, poi all’improvviso mi è venuta la musica. Ho preparato il demo e gliel’ho mandato. Lui l’ha subito apprezzato: mi piace tantissimo, mi ha detto, è un piacere da sentire e risentire, non so come hai fatto. E lì Elisa Toffoli è finita, non mi sono ancora ripresa».
Viva la diversità dunque, per un pezzo molto poco commerciale, anzi, un colpo di fortuna come dice Elisa, consapevole che spesso le cose migliori in musica arrivano da chissà dove: e arrivano a " quei pazzi che venite a cercare", a quelli che malgrado tutto " restano in piedi".