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 2018  settembre 13 Giovedì calendario

Erdogan prende il controllo del fondo sovrano di Ankara

Il presidente della Repubblica turco, Recep Tayyip Erdogan, dopo il potere, mette le mani anche sulla cassa. Il Capo di Stato si è autonominato a capo del Fondo sovrano nazionale. Una vera e propria «cassaforte di Stato», che controlla il patrimonio delle principali aziende del Paese, fra cui Turk Telekom, diverse banche statali e Turkish Airlines, e il cui valore è stimato attorno ai 200 miliardi di dollari. Il compito di vicepresidente sarà ricoperto dal ministro delle Finanze, Berat Albayrak, che è anche genero del presidente della Repubblica e considerato da molti il suo delfino. 
Investimenti pubblici
Il Fondo è nato nel 2016, ufficialmente per promuovere investimenti pubblici, ma i suoi compiti non sono mai stati definiti chiaramente. La nomina di Erdogan a capo della struttura permetterà al leader turco di pesare ancora di più sulle politiche finanziarie nazionali e arriva in un momento di forte difficoltà per l’economia del Paese, aggravato da una svalutazione della lira turca al cambio sul dollaro che non accenna a diminuire. Le cause della crisi della divisa nazionale sono date dalle relazioni tese con Washington, ma anche dall’eccessivo peso proprio di Erdogan nelle decisioni in campo economico e finanziario, che non sono state accolte bene dagli investitori.
 Più poteri al leader
La stampa filogovernativa ha addotto come motivazione dell’autonomina presidenziale l’insoddisfazione, da parte del Capo di Stato, per come il Fondo veniva gestito. Di fatto, però, da quando è stato rieletto alla guida della Turchia, Erdogan ha progressivamente accentrato nelle sue mani tutti i poteri, oltre ad appuntare le maggiori cariche del mondo accademico e culturale del Paese. 
La decisione del presidente arriva a 24 ore da una riunione molto delicata della Banca centrale turca, che oggi dovrebbe prendere provvedimenti importanti sulla politica monetaria, come il rialzo dei tassi di interesse. In caso contrario, gli analisti temono un altro pesante contraccolpo sulla valuta, che solo dall’inizio dell’anno ha perso il 40% del suo valore rispetto al dollaro.
Una decisione che potrebbe tranquillizzare i mercati e riequilibrare il cambio della lira turca con il dollaro, ma che non piace a Erdogan, secondo il quale il costo del denaro più alto avrebbe come conseguenza il rallentamento della crescita economica.