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 2018  settembre 12 Mercoledì calendario

Davide Serra arruola Renzi nel pensatoio di Algebris

Milano, dieci di mattina, nella splendida Villa Necchi Campiglio, Algebris, la creatura di Davide Serra, incontra la comunità finanziaria. All’evento è presente, come relatore, un ospite d’eccezione: l’amico Matteo Renzi. L’ex premier, ora “semplice senatore di Scandicci”, non è lì per caso. Sale sul palco nella seconda parte dell’incontro per presentare la prima iniziativa del think tank di Algebris, di cui è diventato adviser, consulente. È il volto di punta insieme a un altro politico di lungo corso, Nick Clegg, l’ex leader del partito liberale e vicepremier durante il governo di David Cameron.
Algebris – 132 milioni di euro di ricavi, 37 di profitti nel 2017 – ha base a Londra, ma in Italia, più che come gestore di fondi, ha fatto parlare di sé per i rapporti del suo fondatore. Serra è il più noto investitore vicino a Renzi, suo finanziatore della prima ora e ombra finanziaria fin dalla prima Leopolda. Legame che gli ha causato non poche polemiche, visto anche il rapporto assai disinvolto che il fiorentino ha avuto col mondo degli affari nei tre anni di governo.
L’Algebris Policy & Research Forum è un forum consultivo “senza fini di lucro – si legge sul sito di Algebris – destinato a promuovere e incoraggiare un’economia forte ed equilibrata”, anche “condividendo conoscenze e ricerche di esperti con il pubblico, gli enti governativi e non governativi”. Il forum “pubblicherà relazioni di esperti e raccomandazioni”, che spazieranno dalle questioni politiche a quelle economiche, come “i servizi digitali e l’elusione fiscale”. L’area di riferimento è l’eurozona. Nell’incontro di ieri (The future of Europe) ha presentato uno studio sugli effetti della permanenza nell’euro sul Pil italiano. Renzi si è confrontato con Clegg sulle prospettive dell’Europa, moderato da Serra. Per ora sono gli unici membri del forum. L’ex premier ci è entrato appena è nato, questa estate. Per Serra, da vent’anni a Londra, poterlo schierare nel suo pensatoio è un bel colpo di immagine. E per Renzi? Sul sito si legge che “il forum è completamente indipendente dalle operazioni commerciali di Algebris (Uk) Limited”, anche se ieri gli investitori chiamati da Algebris per illustrare le sue strategie di investimento erano gli stessi che poi hanno assistito al dibattito del forum. Dalla società chiariscono che Renzi lo fa pro bono. Fonti vicine all’ex premier spiegano però che quando Algebris lo chiama per gli speech, viene pagato. Non è una novità, visto che questa settimana ne terrà uno in Francia, dove parlerà di credito cooperativo locale, chiamato da un’università, e la prossima settimana in Cina, in un’azienda tecnologica. Da marzo a oggi ha già tenuto oltre una decina di interventi, dal Qatar (che ha imponenti investimenti in Italia) al Kazakistan, agli Usa. Non è l’unica fonte di guadagno per il senatore, che sta realizzando anche un documentario tv su Firenze. A gennaio 2018 annunciava di avere in banca 15 mila euro, ma poi ha acquistato una villa da 1,3 milioni.
Renzi non è il primo politico a incrociare la finanza. La lista è lunga, da Tony Blair (Tap) a Gerhard Schröder (Gazprom), fino all’ex presidente della Commissione Europea, José Barroso (Goldman Sachs), anche se, in questo caso, solo per le attività culturali. Certo è che Renzi è ancora attivo in politica: è senatore e leader di fatto del primo partito di opposizione italiano.
Da parte sua Algebris nega qualsiasi legame tra il ruolo di Renzi e le attività dei sette fondi gestiti, uno dei quali investe in Italia in banche e crediti deteriorati. Ed è proprio per gli affari nel settore che è finita nelle polemiche politiche degli ultimi anni. L’ultima delle quali riguarda la vicenda della riforma delle banche popolari, varata dal governo Renzi a inizio 2015. È stato il presidente della Consob, Giuseppe Vegas, a chiamare in causa Serra insieme a Carlo De Benedetti, tra gli investitori attivi a ridosso del decreto. Il patron di Algebris ha però sempre smentito fermamente, anche quando è stato sentito dalla Consob, che indagava sugli investimenti fatti dalla Romed di De Benedetti su diverse banche alla vigilia del decreto.
Il nome di Serra è comparso anche nelle vicende di Banca Etruria. Le cronache finanziarie riportarono il suo interessamento per rilevare i crediti deteriorati della banca aretina, assai cara alla Boschi (operazione poi sfumata). Ironia della sorte, ieri in platea ad ascoltare Renzi c’era anche Federico Ghizzoni, l’ex ad di Unicredit che rivelò le attenzioni e le richieste della ex ministra renziana per salvare l’istituto, tramutatesi poi in ritorsione per il mancato soccorso (una norma fiscale utile a Unicredit fu bloccata per mesi). “Il mio governo l’ha aiutato: ma non per lui, per salvare i correntisti”, ha detto ieri Renzi. Non gli è ancora passata.