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 2018  settembre 12 Mercoledì calendario

La longevità degli euorpei aumenta

Gli italiani, e con loro tutti gli europei, sono sempre più longevi ma il fumo e il cibo dei giovanissimi rischiano di far cambiare la rotta. Parliamo di un continente che, pur stando complessivamente in salute, vede un futuro prossimo minacciato proprio dalle giovani generazioni. 
Sembra la tela di Penelope: da una parte, negli ultimi decenni, si lottato per eradicare le malattie infettive e si è lavorato per diffondere corretti stili di vita, dall’altra i cosiddetti, nativi digitali, stanno lentamente attaccando i successi ottenuti. Un quadro niente affatto confortante quello dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha presentato il rapporto sullo stato di salute di chi vive in Europa. È stata disegnata la mappa di una preoccupante contraddizione sanitaria. Che ora, dopo questo allarme, potrebbe essere analizzata nelle sue diverse sfaccettature.
IL RISULTATO
Il continente, è il risultato finale del lavoro dell’Oms, sta andando meglio del previsto nella riduzione della mortalità per le principali cause non infettive (dal diabete, all’ipertensione e l’obesità) con un calo del 2% annuo. Un obiettivo che ha fatto guadagnare un anno di aspettativa di vita negli ultimi cinque. L’Italia è al secondo posto in Europa per longevità dopo la Spagna: da noi, l’età media degli uomini è 80,6 e 84,9 delle donne. Ma questo, a oggi, non appare più un dato rassicurante. La conquista della longevità, infatti, sembra appartenere al passato e al presente del nostro Paese ma non al futuro.
Oggi possiamo vantare 17 mila centenari, 1.500 over 105 e una ventina che hanno superato i 110. Solo qualche giorno fa, all’ospedale Bufalini di Cesena, è stata portata in sala operatoria una donna di 111 anni per un intervento di chirurgia maxillo facciale. Ma quanto potrà durare questa situazione? Il tasso dei fumatori, ovviamente tra gli under 40, è ancora troppo alto e metà della popolazione (soprattutto al Sud)è sovrappeso. «L’obesità diffusa, in particolare tra i ragazzi sotto i vent’anni – commenta Franco Perticone presidente della Società di medicina interna – rischia di farci tornare indietro. I progressi della ricerca ci hanno permesso di eradicare le infezioni ma ora questa fame insaziabile generalizzata unita a scelte alimentari cariche di grassi e zuccheri ci pone davanti a una condizione drammatica. Uomini di trent’anni con patologie, dalla pressione alta ai problemi vascolari, come ne avessero più di settanta. Visitiamo sempre più giovani pazienti con fegato grasso o pancreatite. Negli anni Settanta i ricoverati dei reparti di terapia intensiva cardiologica avevano un’età che oscillava tra i cinquanta e i sessanta. Ora, grazie alla prevenzione e alle terapie, ne hanno più di settanta. È chiaro che siamo preoccupati. Se gli adulti, diciamo i genitori dei bambini, non si rendono conto che il sovrappeso è dannoso avremo presto una generazione di uomini e donne gravemente danneggiati. Con cuore e cervello a rischio».
I nostri bambini, un record di cui non vantarsi, sono tra i più grassi d’Europa. Il 42% dei maschi è obeso o sovrappeso, le femmine arrivano al 38%. Un autentico paradosso del Mediterraneo: nonostante il Mare Nostrum abbia dato il nome alla dieta più celebre, i Paesi che vi affacciano (anche Spagna e Grecia) hanno il più alto tasso di obesità tra gli alunni delle scuole elementari.

I PROGRESSI
«Il rapporto – aggiunge Zsusanna Jakab, direttore regionale Oms – mostra che la maggior parte dei Paesi europei sta facendo passi significativi. Ma, purtroppo, anche i progressi non sono così significativi. Non sono uniformi nè tra le diverse zone geografiche, né al loro interno, tra i generi e le diverse generazioni». Per l’Italia è stata messa in evidenza la riduzione della mortalità cardiovascolare. Quanto alla bilancia siamo al quarto posto in Europa per numero di persone che pesano oltre il dovuto. Ecco la particolarità made in Italy. «Gli italiani con una educazione scolastica superiore – fanno sapere i ricercatori dell’Oms – hanno un’aspettativa di vita alla nascita quattro anni più alta di quelli che hanno completato l’educazione secondaria».