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 2018  settembre 12 Mercoledì calendario

Il robot chiese: chi è Ronaldo? Hiroshi Ishiguro e il suo clone

Il futuro svanisce quando Hiroshi Ishiguro domanda «chi è Cristiano Ronaldo?». L’ingegnere è seduto accanto alla sua creatura, una straordinaria testa gemella tutta silicone e circuiti. La differenza fra l’uomo e l’umanoide salta all’occhio, perché il robot è ben pettinato, non ha le occhiaie da jet lag e muove gli occhi come uno che attraversa la ferrovia a piedi e non è sicuro che non stia arrivando il treno. Lo scienziato giapponese, a differenza della sua macchina, sorride. Ha appena spiegato che Hi5 (nome in codice Geminoid) potrebbe anche conversare davanti al caminetto con un bicchiere. «Con lui si può parlare di tutto», assicura. Di tutto quello per cui è stato programmato, però. E, si scopre, Cr7 al momento non è nella sua memoria. E nemmeno in quella del professore di Osaka.
Ishiguro si è presentato al Forum Ambrosetti di Cernobbio con il suo alter ego per raccontare come immagina una parte dell’avvenire. Geminoid è lontano dalla perfezione, ricorda appena gli umanoidi del cinema. È un sofisticato modello da Madame Tussaud, la cui capacità di interazione è grande ma limitata. Un giorno potrebbe essere diverso, tanto che il governo giapponese sta investendo generosamente nel progetto. «A questo stadio può fare una conferenza al mio posto», suggerisce Ishiguro, 54 anni, professore di Innovazione dei Sistemi nella sua città natale. L’idea genera l’incubo di ritrovarsi 100 cloni di uno stesso politico a parlare contemporaneamente in 100 posti diversi. Ma la filosofia dietro l’idea guarda altrove. «Senza le macchine non siamo umani - giura lo scienziato -. Senza le macchine non potremo mai capirci sino in fondo».
Professore, un uomo non è un gran che di cosa senza un senso dell’umorismo...
«Ci stiamo lavorando. Sono di Osaka, una città molto conosciuta per i suoi comici: ci piace ridere e divertirci. Sto studiando seriamente il significato del riso per gli esseri umani. Lavoriamo per sviluppare un robot che sappia autonomamente sviluppare un senso dell’umorismo».
Quanto ci vorrà perché racconti barzellette al momento giusto?
«Speriamo di farcela nel giro di un anno». 
Ha detto che un uomo potrebbe conversare con l’umanoide la sera prima di andare a letto. Può decidere autonomamente cosa dire?
«Lui è in grado di parlare da solo, però solo nei limiti degli scopi che abbiamo definito. Un robot non può avere una intelligenza generale come gli essere umani, non ancora».
Risponde a ogni sorta di domanda?
«No, dipende dalla situazione, come gli umani, del resto. Risponde sulle cose che sa».
E se gli chiedi come mai Cristiano Ronaldo non segna?
«Chi è Cristiano Ronaldo?».
Qual è l’idea originale dietro al suo progetto?
«Creare un robot per capire cosa sono gli umani. Tutto nasce dalla curiosità sugli uomini e il loro comportamento».
È dunque un mezzo per scoprire cosa è la società?
«Certo. Il significato della vita umana è anche capire perché e come riusciamo a vivere in questo mondo». 
Cosa ha scapito?
«Ad esempio, realizzando una copia di me stesso, ho dovuto ammettere che non conosco la mia voce, il mio volto e i miei movimenti. Non sono in grado di giungere a un’osservazione obiettiva di me stesso. Posso solo immaginarla. Hi5 mi è servito a comprendere che non ci conosciamo come conosciamo gli altri».
Quanto costa?
«Più di 200 mila dollari senza il software. Questo è un prodotto test, non è in vendita». 
C’è grande domanda?
«A dir la verità, no. Lo vogliono gli scienziati e i musei per capire cosa significa. Ma le persone ordinarie ci stanno solo pensando. Il mercato è ancora limitato».
L’umanoide ha una nazionalità? Il suo è giapponese?
«No. Ha una intelligenza differente. Non ha bisogno di essere di questo o quel Paese».
Pertanto non progetterà mai un umanoide italiano?
«Se vi interessa, posso farlo». 
Dobbiamo avere paura dei robot?
«Per nulla. L’uomo sta diventando sempre più simile ai robot. Vivremo come esseri animali tecnologici. Senza la tecnologia dei robot non saremmo uomini ma scimmie»
Un giorno potrebbero ucciderci tutti, no?
«Solo le armi uccidono gli uomini. La sfida è come usare bene la tecnologia. Senza dimenticare che tecnologia è parte dell’essere umano».