Corriere della Sera, 12 settembre 2018
A New York riapre il Club di Playboy
Quando il Playboy Club di New York chiuse i battenti, 32 anni fa, fu lo stesso fondatore, Hugh Hefner, a scriverne l’epitaffio: «Ormai era un simbolo del passato». Cioè i ruggenti anni Sessanta, quando l’editore decise di creare per i lettori della rivista patinata una rete di club coi clienti, prevalentemente uomini, accolti dalle celebri conigliette. Successo strepitoso e moltiplicazione dei Playboy Club in 30 città americane. Grandi affari negli anni Settanta, ma poi l’interesse scemò e questi locali, uno alla volta, chiusero. Scomparso Hugh Hefner, però, il figlio Cooper che gli è succeduto, ha deciso di riprovarci. Nell’anno del riscatto delle donne, in pieno vento di #metoo e con le elezioni di mid term del prossimo novembre caratterizzate da un numero record di candidature al femminile, a New York torna il simbolo più stereotipato della donna oggetto: la coniglietta. Fra tre giorni sulla 42esima Strada aprirà un nuovo Playboy Club: migliaia di dollari d’iscrizione (25 mila per il Rabbit Hole, un club dentro il club, riservato ai VIP) per frequentare un locale che vuole trasudare opulenza (1.500 metri quadri di marmi, volte dorate, legni pregiati e pelle ovunque) e popolato da 54 conigliette. Perché, visto anche il fallito esperimento, 10 anni fa, quando quella formula venne riproposta al Palm di Las Vegas? Un tentativo di catturare i nostalgici della great America? Un club per chi è stanco del politicamente corretto e anche di #metoo? Che si punti sulla nostalgia non c’è dubbio: i titolari del locale dicono che vogliono ricreare l’atmosfera dei film di 007 (quelli dell’era Sean Connery). Quanto alla sfida, vedremo. Aspettano anche le femministe, per ora abbastanza silenziose (a scatenarsi si rischia di fare pubblicità a qualcosa che potrebbe morire da sola), mentre l’organizzazione fornisce anche un dato che, se vero, dà da pensare: il 45 per cento dei soci sarebbero donne.