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 2018  settembre 09 Domenica calendario

Jack Ma si ritira da Alibaba: «Morirò in spiaggia, non in ufficio»

In fondo Jack Ma è sempre restato un maestro. Lo stesso ragazzo che a Hangzhou tirava a campare insegnando inglese, dopo averlo imparato appostandosi di fronte agli alberghi dei turisti stranieri.
Questo non è che l’ennesimo insegnamento, il più difficile per un imprenditore: quando e come lasciare. Domani, giorno del suo 54esimo compleanno, il fondatore e presidente esecutivo di Alibaba, il bazar digitale che lo ha reso uno degli uomini più ricchi di Cina, 37 miliardi di dollari di patrimonio, presenterà il piano per la successione. Non uscirà subito, come aveva in un primo momento scritto il New York Times, ma il percorso sarà comunque segnato. Proprio come Bill Gates, a cui dice di ispirarsi, “Maestro Ma” si ritirerà dagli incarichi operativi per dedicarsi a tempo pieno a istruzione e filantropia. Pure prima di Bill Gates, che lasciò Microsoft a 58 anni. Bella lezione in un Paese, la Cina, e un continente, l’Asia, dove politici e uomini d’affari restano incollati alla poltrona ben oltre gli 80.
E sarà perché è nato sotto il segno del Dragone, ma nella storia di Jack Ma non si può che leggere in controluce quella della nuova Cina. Nato da famiglia umile, madre operaia e padre fotografo, era adolescente quando Deng Xiaoping decise di aprire il Paese al mercato e al mondo. In mezzo al furore imprenditoriale d’improvviso liberato, Ma Yun detto Jack non ha trovato subito la strada. Troppo asino in matematica per un’università di prestigio, scartato pure da una catena di fast food, si innamorò di una nuova cosa chiamata Internet. Il suo mitico garage è un appartamento affittato insieme alla moglie Cathy, dove nel 1999, quando in Cina navigavano appena due milioni di persone, quell’omino di aspetto marziano e parole magnetiche radunò alcuni dei suoi studenti di inglese per presentare loro un sito, un portale dove piccole imprese potevano vendere ad altre imprese.
«Secondo Bill Gates Internet cambierà tutto», disse, salvo che la citazione era inventata.
Il nome però era magico, Alibaba, e “apriti sesamo” l’idea si è trasformata davvero in un tesoro.
L’uovo è la Cina, dove oggi 800 milioni di cittadini navigano e comprano in Rete, la gallina Alibaba, un impero digitale senza eguali in Occidente. Al centro ci sta quello che Ma definisce il “triangolo di ferro": la piattaforma di e-commerce Taobao, ormai sinonimo del negozio dove trovi tutto, la logistica di magazzini e consegne a domicilio, e i servizi finanziari di Alipay, portafoglio virtuale con cui a Pechino si paga sia online che offline. Le prime due valgono 420 miliardi di dollari, la terza circa 150. Non bastasse, il buon Jack ha diversificato in un contorno di cinema, cloud computing e intelligenza artificiale, mettendo un gettone in ogni startup cinese di belle speranze. Sempre con la stessa filosofia, scintillante quanto il mega campus di Hangzhou stile Silicon Valley: prima accontentare i clienti, poi i dipendenti, poi gli azionisti.
Mica male per uno che, per sua stessa ammissione, ancora non capisce gli algoritmi che muovono il Web. E che a differenza di tanti colleghi non ha mai studiato all’estero. Eppure Jack Ma è sempre riuscito a parlare a due mondi. Oltre confine si è preso in giro, come quando il giorno della storica quotazione a Wall Street, tutt’ora la più ricca della storia, ha detto che il suo idolo è Forrest Gump, perché pare scemo ma in realtà sa benissimo dove andare.
In patria ha tenuto un profilo basso, specie nei rapporti con il Partito comunista: «Le imprese devono innamorarsi del governo ma senza mai sposarsi».
Se c’è un’incognita nel suo pensionamento riguarda proprio la replicabilità di questo profilo, di imprenditore cinese e globale. In Cina la stretta del regime su Internet e i suoi colossi si fa ogni giorno più soffocante. Negli Stati Uniti la diffidenza verso le aziende mandarine sempre più accesa. Nel 2017 Jack Ma aveva promosso a Trump di creare un milione di posti di lavoro in America, ma questo non ha impedito al presidente di stoppare l’acquisizione del colosso delle rimesse Moneygram da parte di Alipay, bloccandone l’ingresso negli Usa. «Il suo ritiro sarà interpretato come un segno di frustrazione o preoccupazione, che lo sia o no», spiega Duncan Clark, autore di un bel libro su Alibaba.
«La Cina è cambiata grazie a noi negli ultimi 15 anni, nei prossimi 15 speriamo di cambiare il mondo», ha detto Ma. Toccherà a un’altra generazione di manager portare avanti la missione. Lui gestirà la transizione restando presidente, ma una volta completata potrà dedicarsi ad altro: «Morire sulla spiaggia, non in ufficio». Soprattutto, occuparsi di ambiente e educazione, tornare a fare davvero il maestro: «Non è la fine di un’era, ma l’inizio di una nuova».