la Repubblica, 9 settembre 2018
Gli altissimi del volley
L’altezza media dei giocatori è di 1 metro e 99: + 10 cm rispetto al 1978, una crescita doppia di quella media degli altri esseri umani. Uno sport più fisico. Il peso dei punti a servizio
La scalata al cielo dell’Italvolley inizia stasera contro il Giappone e per molti dei giocatori in campo sarà bello scoprire che sulla testa di chi gioca a pallavolo, oltre a tubi e lamiere, possono esserci anche le stelle. Le tacite stelle e i pini di Roma sovrasteranno le fatiche di giganti e grande sarà l’impressione di piccolezza che darà e forse sentirà il minuscolo Taichiro Koga, libero della formazione asiatica, 170 cm di altezza, il giocatore più piccolo di tutte le 24 squadre dell’intero Mondiale italo- bulgaro. Koga non affronterà, almeno nella prima fase, la Russia. Potrebbe farlo nella seconda, e lì si ritroverebbe nei panni di Ulisse contro Polifemo: tra i russi, e loro punto di forza per ovvi motivi, c’è il centrale Dmitriy Muserskiy, che sulla carta d’identità, alla voce altezza, ha scritto 2 metri e 18. Quarantotto cm di differenza tra i due. Se i cento metri dell’atletica misurano l’evoluzione della velocità umana, il volley e il basket, con i loro campioni e i loro campionati, illustrano invece di quanto il genere umano si stia” alzando”, quanto stia crescendo il corpo in altezza. Questo sarà il Mondiale più” alto” di sempre. I 336 giocatori, messi l’uno sull’altro, misurebbero 660,21 metri, quanto un’alta collina delle Langhe. L’altezza media dei giocatori è arrivata a 196,4 cm, ma se togliamo Koga e i suoi colleghi liberi, si arriva a 199. L’Italia di Blengini ha una media di 198,4. Gli azzurri campioni del mondo nel 1990 misuravamo mediamente 195 cm, quelli del 1998 non superavano i 195,3. Nel 1978 l’Italia d’argento non arrivava al metro e 90 ( 189,6). In vent’anni la pallavolo è cresciuta di 4 centimetri, di 10 in quaranta: una velocità impressionante. Secondo uno studio dell’Università di Oxford, gli esseri umani in media si sono alzati di 11 cm nei 110 anni che vanno dal 1870 e il 1980. La velocità di crescita della pallavolo è più del doppio. E per vincere il Mondiale, ammette anche il ct azzurro Blengini, «uno dei fattori sarà quello fisico: la presenza, la stato di forma, l’usura dei giocatori nel torneo». Subito dopo viene l’aspetto mentale. Andrea Giani, il ct della Germania, solo spettatore di questo Mondiale e oggi premiato assieme ai suoi coevi della Generazione di fenomeni, ricorda «la sempre maggiore “fisicità” dei giocatori, la sempre maggiore preponderanza dell’elemento” corpo” sulla” mente”, la forza devastante del servizio, e nonostante il rally point system sottoponga i giocatori a uno stress mentale superiore dato dal peso- punto che hanno tutti gli scambi, se uno arriva a schiacciare a quattro metri di altezza va incontro a due possibilità: o ha un palleggiatore scarso e perde, ma se ha un palleggiatore anche solo decente, vince». La Russia parte da favorita per tutto questo: perché è la squadra più” alta” del Mondiale, con i suoi 201,2 cm di media. Otto squadre sono davanti agli azzurri sotto questo aspetto. Non, ovviamente, il Giappone, di cui Blengini vorrebbe fare un sol boccone, «perché partire bene è importante, ma ci hanno battuto in Nations League e dobbiamo stare attenti. Non eravamo nell’assetto di oggi. Ma nemmeno loro». Non mancherà la spinta del pubblico, in uno stadio del tennis che sarà musicato e infernale come mai di norma gli accade. L’idea originaria della Fipav era quella di mettere i dodici nell’arancione al centro dell’Arena di Verona, come accadde a Usa e Urss nel 1988, ma non si è potuto fare per problemi burocratici. Gli azzurri hanno già giocato al Foro Italico quattro e tre anni fa, contro Polonia e Brasile. Non c’era Simone Giannelli però, l’alzatore, l’uomo più sollecitato dai cambiamenti: «La luce è diversa, il vento, l’umidità, cambia tutto, ma che figata». La scommessa è Zaytsev da opposto, un ruolo che lo Zar non ha occupato a Perugia, ma su lui e Juantorena Blengini fonda le speranze di arrivare all’oro che complessivamente manca da Tokyo 1998, l’ultimo acuto della mitica Generazione. E quei filmati iniziano a diventare introvabili, anche su YouTube.