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 2018  settembre 08 Sabato calendario

Armani: «Mi chiedevano: ma vuole allestire un aeroporto?»

Da più di vent’anni saluta chi parte e chi arriva. Una certezza a Linate quella grande scritta: Emporio Armani che spunta fra nebbie, piogge o sole a picco. Era il 1996 quando Giorgio Armani decise che lì avrebbe dovuto esserci. A mo’ di benvenuto e arrivederci dalla città della moda. Il prossimo 20 settembre in quello storico hangar lo stilista sfilerà la sua collezione Emporio Armani. La prima volta della moda all’aeroporto di Linate. Un evento che coinvolgerà la città – 2300 gli invitati – con un contest che si svolgerà come un gioco, con Milano tutta «brandizzata». Una nuova dichiarazione d’amore a Milano.
Cosa prova per questa città alla quale continua a dare?
«Ho un rapporto profondo con Milano, dove ho scelto di vivere e lavorare. È diventata la mia città e mi riconosco nella sua personalità asciutta, nella capacità di riflettere, in una concretezza e in un ottimismo che mi sostengono anche nei momenti più difficili. Sento di appartenerle e il suo dinamismo e la sua spinta verso il miglioramento mi spronano a mettermi sempre in gioco».
Avesse le chiavi della città cosa vorrebbe farne?
«Da qualche anno Milano ha ritrovato una nuova energia e ha un passo internazionale che la porta a confrontarsi con le metropoli più importanti del mondo. Ecco, se avessi le chiavi, proverei a prolungare il più possibile questo momento di ritrovata fiducia, un nuovo Rinascimento per Milano e i suoi abitanti. Cercherei però di conservarne il cuore antico, che fa dell’accoglienza una prerogativa, anche nella sua spinta verso il futuro».
Ringraziare per lei è?
«Riconoscere un momento bello, un atto importante».
Ma Milano le è grata?
«Sì, e sa esserlo in tanti modi che ogni volta mi stupiscono. Con la nomina di ambasciatore della moda per Expo 2015 che mi ha riempito di orgoglio o attraverso l’affetto sincero e discreto dei milanesi – anche tanti giovani – che incontro per strada. O con l’affetto dei tifosi dell’Olimpia che ogni volta è travolgente».
Prima e dopo lo scudetto del basket: stati d’animo diversi
«Siamo la squadra più titolata d’Italia e una delle più vincenti in Europa. E l’ultima vittoria l’abbiamo costruita con un cambiamento radicale. Archiviato il 28esimo scudetto, vorrei che la squadra trovasse la stessa determinazione anche negli incontri all’estero».
Ricorda il giorno in cui a Linate venne affissa per la prima volta la scritta Emporio?
«Sì, me lo ricordo ancora. Fu divertente sentire i commenti all’iniziativa. Mi chiedevano tutti in tono spiritoso se avessi deciso di allestire un aeroporto Emporio Armani».
Perché la città non appoggia la moda allo stesso modo, per esempio, del design?
«Non paragonerei i due settori. Anche se il design per sua natura appare più aperto al grande pubblico e la moda è percepita come più elitaria. Forse dovremmo impegnarci di più per tutelare la settimana della moda, per evitare che si “svuoti” progressivamente. Noi, per primi, dovremmo essere più consapevoli e coesi».
Cosa prova quando in giro per la strada vede il suo nome a carattere cubitali?
«A volte non me ne accorgo nemmeno e mi diverte vederlo comparire su tram e autobus per catturare l’attenzione su un progetto davvero speciale».
Le piace la fama?
«L’ho accettata sempre come una responsabilità, consapevole che è il risultato di un lavoro duro, viscerale, che non dà tregua. Non la esibisco e cerco di viverla con distacco». 
Se fosse un trentenne oggi come «addenterebbe» il mondo?
«Con l’entusiasmo e l’energia di chi sa guardare e vuole conoscere paesi diversi, e si sente ovunque pienamente cittadino».
Grazie Milano e grazie a chi, anche?
«A chi ha lavorato con me. A chi non si limita a dirmi sempre sì. A chi discute con la mente serena. A chi mi è stato sempre amico. Alla mia famiglia. E anche a me».