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 2018  settembre 08 Sabato calendario

Michele Riondino e l’Ilva: «Ora gli eletti del M5s se ne vadano, hanno rubato i nostri voti»

«I parlamentari del Movimento 5 stelle che abbiamo eletto a Taranto devono dimettersi. Tutti». Michele Riondino non è solo “Il giovane Montalbano”. Non è solo l’operaio del film Acciaio, tratto dal libro di Silvia Avallone. Né solo il padrino della Mostra del Cinema di Venezia, della quale stasera condurrà la serata conclusiva.

Riondino è un ragazzo cresciuto a Taranto, figlio di un ex operaio Ilva, con un fratello che ha seguito la strada del padre, che solo il cinema ha strappato alla durezza e alle polveri dei forni. Da anni si batte con i comitati cittadini per la chiusura dell’Ilva. E ieri, da Venezia, rispondeva al telefono deluso e arrabbiato per il risultato ottenuto dal governo.
Lei ha votato e sostenuto il Movimento 5 stelle a Taranto.
Cosa pensa della decisione che è stata presa su Ilva?
«Penso che quello messo in atto sia un vero e proprio tradimento delle promesse fatte in campagna elettorale. Ci hanno parlato di delitto perfetto, ci hanno detto che l’impegno con Mittal non si poteva disattendere. Solo ora però, dopo essere stati eletti con un mandato che diceva tutt’altro».
I parlamentari M5S dicono di aver capito adesso che da quel contratto era impossibile recedere.
«Io penso che se non si hanno le idee chiare su qualcosa non si debbano prendere impegni così importanti per il destino di una città. Non si promette quel che non si può ottenere».
Si aspettava di più dai 5 stelle, che ha votato e invitato a votare?
«Hanno appena fatto quel che abbiamo sempre rimproverato agli altri partiti. Se il Movimento avesse voluto davvero differenziarsi, avrebbe agito diversamente».
Cosa dovrebbe fare?
«Avendo promesso mari e monti, la chiusura delle fonti inquinanti, le bonifiche dell’area, la riconversione economica, noi adesso ci aspettiamo le dimissioni in tronco di tutti i consiglieri e dei parlamentari di Camera e Senato del Movimento».
Non crede che abbiano fatto il possibile?
«Sono stati eletti con questo mandato e devono rispettare la volontà popolare. Sono voti che hanno tolto dalle nostre tasche. Voti che non avrebbero ottenuto dal 47 per cento dei tarantini se avessero parlato chiaramente».
Taranto su Ilva è spaccata tra chi chiede la chiusura immediata e chi teme le ricadute occupazionali. Il governo aveva un compito molto delicato, non crede?
«Taranto è naturalmente divisa, lo era anche prima del 4 marzo, ma il paradosso è che le persone che abbiamo eletto adesso sembra rappresentino la parte opposta a quella che li ha votati. Non c’è coerenza nel loro ragionamento. E questo fa più male del contratto con Mittal».
Per questo parla di tradimento?
«Quelle persone le abbiamo aiutate noi a essere elette. Le abbiamo ospitate sui nostri palchi, alle nostre manifestazioni, nelle nostre piazze.
Ci siamo spesi per dare loro credibilità e adesso saremo noi a farne le spese».
Non avevano avvertito i movimenti che si andava verso quest’esito?
«C’è una cosa che non capiamo e che nessuno del M5S ci ha mai chiarito. Come mai non hanno nemmeno tolto l’immunità garantita dai decreti salva Ilva ai nuovi acquirenti? Cosa dobbiamo aspettarci? Altri reati impuniti?
Come faranno a far rispettare la legge? Gli impianti tutt’oggi sono sequestrati dalla magistratura con facoltà d’uso».