Libero, 8 settembre 2018
Minoli è bravo, per questo non diventerà presidente Rai
Noi di Libero non ci nascondiamo dietro a un dito. Abbiamo ieri suggerito a Salvini e compagnia cantante, con un articolo di Francesco Specchia, di spingere Giovanni Minoli alla presidenza della Rai. Non perché sia nostro amico, lo conosciamo appena, bensì perché è il Mike Bongiorno del giornalismo televisivo, il più bravo e collaudato di tutti. Egli è un mattatore che ha ideato e realizzato programmi di successo, interessanti e di grande presa. Si muove alla perfezione in ogni meccanismo e in ogni segreta di viale Mazzini, quindi è in grado di mettere le mani con competenza non solo sulla qualità delle trasmissioni, ma anche sui conti fuori controllo dell’ente. Non comprendiamo perché il suo nome sia fin qui stato ignorato o almeno snobbato. Il candidato numero uno a ricoprire la carica più alta era e rimane Marcello Foa, giornalista della carta stampata, esperto e valido, ma privo della dovuta esperienza specifica nel ramo della Tv. Costui inoltre, risulta essere stato bocciato da Berlusconi, benché per anni e anni sia stato un apprezzato redattore del Giornale di famiglia. In seguito alla stroncatura del suddetto, si è paralizzato il sistema delle nomine e oggi la Rai è senza testa, a dimostrazione che quando la politica mette becco in una questione delicata il risultato è la paralisi. Ora si dice che Silvio sia pronto a fare marcia indietro e a promuovere il suo ex dipendente. Fosse vero, ciò farebbe ridere. Confermerebbe che il re di Arcore è un po’ confuso e, quindi, incerto sul da farsi. Ecco perché insistiamo nel dire che l’uomo giusto sia Minoli, che ha le carte in regola per menare il torrone e sistemare una volta per sempre il baraccone dell’ex monopolio. Sennonché rimane un problema. Stando a radiofante, la più informata, il divo Giovanni per motivi imperscrutabili non sarebbe gradito al Cavaliere, il quale pertanto pur di segarlo sarebbe disposto a ripescare Marcello. Siamo in una situazione caotica e surreale. Pare ormai che il patron delle reti private consideri proprie anche quelle pubbliche e faccia il diavolo a quattro per influire sulla gestione delle medesime. Assurdo. Nella commissione di Vigilanza Berlusconi detiene ancora molto potere e lo usa a capocchia: fa la guerra a Foa e, in seguito, lo abbraccia quando questi in Rai sarebbe utilmente impiegabile in altri ruoli assai importanti, per esempio i telegiornali, inclusi quelli regionali. Cambiare opinione è lecito, ma saltabeccare di qua e di là senza costrutto è da stolti. Se poi si trascura il migliore per la Presidenza, Minoli, significa sprofondare nell’insensatezza.