la Repubblica, 7 settembre 2018
La nuova vita dell’Avversario, il killer chiede la libertà
L’Avversario vuole uscire di prigione. Il pluriomicida Jean-Claude Romand ha presentato richiesta per essere liberato.Condannato per aver sterminato la sua famiglia, Romand è in detenzione dal 1996, ha scontato gran parte della pena e, secondo gli psichiatri, il suo percorso di reinserimento sociale “procede bene”. La sua vicenda criminale è una delle più affascinanti e mediatiche di Francia, ha occupato pagine di giornali, documentari ed è finita anche in alcuni film, ma è diventata famosa nel mondo grazie al romanzo “L’avversario” di Emmanuel Carrère. Lo scrittore francese si era infatti ispirato proprio all’uomo che ha condotto per anni una vita parallela, fingendosi con amici e parenti un rispettato medico dell’Oms di Ginevra mentre in realtà non aveva nessun lavoro e passava le giornate chiuso in macchina, nascosto tra parcheggi e boschi vicini al confine con la Svizzera.
Un castello di menzogne che Romand ha costruito per quasi vent’anni senza che nessuno se ne fosse accorto. Quando nel gennaio 1993 il grande inganno stava per essere finalmente svelato, Romand aveva ucciso la moglie, i figli di 7 e 5 anni, gli anziani genitori e tentato senza riuscirci di eliminare anche l’amante. Il giorno dopo aveva appiccato il fuoco alla sua casa senza morire: era stato salvato dai pompieri.
Carrère aveva seguito il processo e aveva avuto una lunga corrispondenza dal carcere con Romand cercando di sondare il mistero di quella verità inconfessabile che aveva un epilogo annunciato. Il romanziere aveva assistito e raccontato la crisi mistica del finto dottor Romand che in prigione era diventato un fervente cattolico anche grazie all’aiuto di volontari che offrivano sostegno ai detenuti.
"La prova del carcere e ancor più quella del lutto e della disperazione avrebbero dovuto allontanarmi definitivamente dal Signore”, aveva raccontato Romand nel libro di Carrère pubblicato nel 2000, diventato poi anche un film con Daniel Auteuil. Il pluriomicida aveva parlato di una conversione che l’aveva “strappato all’esilio, a una sofferenza indicibile” che gli aveva fino ad allora impedito “ogni rapporto con Dio e con il resto dell’umanità”.
Romand ha passato ventidue anni in carcere. Attualmente si trova a Saint-Maur, vicino Bourges, centro della Francia. In teoria sarebbe potuto uscire già dal 2015 ma solo adesso ha deciso di presentare domanda di liberazione. La sua richiesta sarà esaminata il 18 settembre ma con molta probabilità il detenuto modello, 64 anni, dovrebbe uscire dal carcere. Ha già trovato un lavoro e gli psichiatri che l’hanno incontrato non hanno avanzato nessuna riserva.
Carrère, che ha cercato a lungo di sondare i misteri dell’impostura di Romand rispetto alla sua famiglia e alla società in generale, era arrivato alla conclusione che la sua vicenda fosse “una misera commistione di cecità, disperazione e vigliaccheria”. Lo scrittore e Romand si sono incontrati una sola volta. Carrère era rimasto sconvolto dall’apparente normalità della loro conversazione. “Che cosa mi aspettavo? Che avendo fatto quel che aveva fatto ed essendo sopravvissuto, girasse con il capo coperto di cenere, si battesse il petto?”. Dopo aver finito il libro, il romanziere francese si è promesso di non tornare più sulla vicenda. Qualche anno fa, Carrère ci aveva risposto che Romand doveva essere lasciato in pace, forse sentendosi in parte responsabile del clamore mediatico creato intorno al suo caso. “Non posso impedire che ci si interessi a lui – aveva spiegato – ma penso che meno se ne parlerà, meglio sarà per lui”. Ieri Carrère ha confermato la sua posizione di silenzio assoluto davanti alla nuova vita che si prepara per l’Avversario fuori dal carcere.