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 2018  settembre 07 Venerdì calendario

Renzo Piano: “Il mio nuovo ponte durerà mille anni”

Un ponte come una nave che attraversa la costa. Bianco, d’acciaio, che assorba energia solare di giorno attraverso pannelli deflettori, per illuminarsi poi di notte. «Un luogo di luce», ma senza «effetti speciali». Un ponte-memoriale sobrio, nel rispetto del carattere dei genovesi, «ma che non potrà essere povero». Anzi, dovrà essere il simbolo della rinnovata coesione della città. 
«Che cosa può accadere, di ancora più tragico, che ci spinga a lavorare tutti insieme, con energia e coraggio?». Parla così l’architetto Renzo Piano, ieri ospite al Festival della Comunicazione di Camogli, dove è stato applaudito dal pubblico del Teatro Sociale, anticipando le coordinate dell’idea del nuovo ponte destinato a sostituire il Morandi. Il progetto – che segue la prima ipotesi presentata il 29 agosto, con le 43 «vele» a ricordo delle vittime – verrà illustrato oggi a Genova con schizzi, disegni e rendering nel vertice a cui parteciperanno anche Regione, Comune, Fincantieri e Società Autostrade. 
Piano dice di non aver visto i progetti della società concessionaria. «Non ne ho avuto il tempo. Il giorno dopo il disastro sono stato chiamato dal sindaco e poi dal governatore Toti. Mi hanno chiesto un contributo e non potevo tirarmi indietro. Ci lavoro da tre settimane, con molta intensità. Faccio anche altre cose, ma alla fine il mio pensiero ritorna sempre al ponte». 
Nei giorni scorsi l’architetto ha guardato la Valpolcevera anche dal mare, dalla barca a vela. «Mi piace l’idea che a realizzare il nuovo ponte sia chi fa navi», dice l’architetto dando un implicito benestare a Fincantieri «anche per ragioni di tecnica costruttiva. E poi sarebbe lavoro che può rimanere a Genova». Per i tempi «ragionevolmente, si può pensare a 12-18 mesi», dice Piano, che ha già avuto numerosi colloqui con ingegneri ed esperti del settore con cui ha lavorato nel mondo (tra le sue opere c’è il Ponte di Ushibuka, lungo 900 metri, che collega tre isole nel Sud del Giappone). L’idea è fare presto, ma non in fretta. «Dovrà essere un lavoro corale, ma non nel senso che tutti fanno tutto. Credo che la coesione creativa alla fine sia la più facile da trovare, l’importante è che ci sia la coesione politica, che è fondamentale».Le caratteristiche del ponte delineate da Piano sono chiare: dovrà essere un collegamento sicuro, «una struttura che possa essere mantenuta con facilità» e in grado di garantire «una durata di mille anni». La «portata» potrà essere maggiormente suddivisa, perché sotto al nuovo ponte prevede uno spazio libero. «Genova ha la più grande occasione di trasformazione urbana. Si dovrà aprire un dibattito, fare confronti, organizzare concorsi».