il Giornale, 7 settembre 2018
La moda di rifare la guerra tra trincee, divise e vita da regime
Avviso ai naviganti: se, viaggiando nel Kent, Gran Bretagna, ci si imbatte in trincee, cucinotti da campo e ferrovie militari, non c’è da preoccuparsi, è tutto sotto controllo. Andy Robertshaw, insegnante di storia, ha ricreato nella campagna inglese il teatro della battaglia della Somme del 1916, sul fronte occidentale della Prima guerra mondiale. Semplice rievocazione storica? No, il 61enne è voluto andare oltre: il sito è pensato per chiunque voglia sperimentare per 48 ore la vita di un Tommy – così vengono soprannominati i soldati britannici – impegnato sul fronte. «Le persone indosseranno la divisa, riceveranno un’introduzione da campo di addestramento e poi sperimenteranno la routine, notturna e diurna, della trincea: lavoro, guardia e riposo», ha spiegato al quotidiano inglese Times l’ideatore, che ha speso 8mila sterline e 18 mesi di tempo per costruire il tutto. Dodicimila metri quadrati, 30 posti nella trincea britannica e una decina in quella tedesca, la ricostruzione non vuole mostrare i combattimenti, ma far sperimentare in prima persona e in tempo reale la vita quotidiana di un militare della Grande guerra.
Per l’Europa di oggi, finalmente in pace dopo un secolo nero per conflitti e regimi totalitari, rimettere in scena le tragedie delle generazioni precedenti per riviverle non è un tabù. Lo dimostra anche il caso della Germania, dove dal 12 ottobre al 9 novembre nel centro storico (Mitte) il Muro tornerà in piedi. Sarà ricostruito nel giro di una notte, fedele in tutto e per tutto all’originale, con torrette di guardia e spie, e creerà una sorta di città nella città dove tutto tornerà come a metà Novecento. Non ci sarà biglietto per entrare, ma bisognerà richiedere un visto (a pagamento) e lasciare il cellulare all’ingresso, dove verrà scambiato con un telefonino senza connessione. La ministra della Cultura tedesca Monika Grütters si è detta «assolutamente convinta» dell’iniziativa, reazione tutt’altro che scontata in un Paese dove il Muro ha significato vittime (140), incarcerazioni e famiglie separate.
E i tabù infranti non finiscono qui. Perché la barriera verrà ripristinata per ospitare la prima mondiale di una produzione cinematografica chiacchierata da anni ma di cui si sa ancora poco. Si chiama DAU ed è il progetto del regista russo Ilya Khrzhanovsky, partito nel 2005 con l’idea di fare un film sulla vita di Lev Landau, premio Nobel sovietico per la fisica, e finito con il mettere insieme 400 persone – non attori, ma gente comune – e farle vivere per tre anni come nell’Urss: stessi vestiti, cibo e regole. I partecipanti, che hanno vissuto dal 2009 al 2011 in un sito allestito appositamente a Kharkiv in Ucraina, si sono comportati come fossero nel loro contesto abituale: innamorandosi, facendo figli (14), stringendo amicizie, litigando e invecchiando. Risultato: 13 film e un numero indefinito di serie, con la partecipazione, tra gli altri, del regista italiano Romeo Castellucci, dell’artista Marina Abramovic e del compositore Brian Eno. Il 12 ottobre chi passerà da Berlino ne scoprirà di più.
Anche in Italia i luoghi «sacri» delle generazioni che hanno vissuto i due conflitti mondiali vengono sconsacrati dai più giovani. Il softair, attività ludica in cui si simulano azioni militari con armi ad aria compressa, si pratica anche sulle montagne della Prima e della Seconda guerra. Ad esempio sul monte Baldo, tra Trento e Verona, dove qualche mese fa un runner si è spaventato alla vista di ragazzi in mimetica che imbracciavano un mitra. Niente paura: piaccia o non piaccia, è solo un gioco.