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 2018  settembre 06 Giovedì calendario

Chi sosterrebbe il costo di uno choc

L’Italia, presa nel suo insieme, è un Paese ricco (anche se spesso sembra il contrario). Alla fine del 2013, la ricchezza netta complessiva delle famiglie era stimata in novemila miliardi di euro, 5,5 volte il Prodotto interno lordo. Si tratta di 350 mila euro per famiglia, 150 mila euro pro capite. Maggiore che nella media dell’area euro, che in Francia, che in Germania: ciò vale per il 10% più ricco della popolazione ma anche per l’80% che viene dopo. Di questo patrimonio detenuto dalle famiglie, una quota pari al 247% del Pil sono asset finanziari lordi (il 196% netti). Uno studio realizzato da Daniel Gracia-Macia per il Fondo monetario internazionale ha provato a calcolare l’effetto di due choc finanziari su questa ricchezza. In uno scenario ha ipotizzato una caduta dei prezzi dei titoli di Stato (che si muovono inversamente rispetto ai tassi d’interesse) del 10%. In un secondo scenario ha immaginato la necessità di ristrutturare una o più banche che rappresentano il 10% del totale delle passività del sistema finanziario (con azzeramento degli azionisti e un tasso di conversione dei bond del 50%). Nel primo caso, quello di uno choc sui titoli pubblici, ogni famiglia perderebbe 27.844 euro, il 3,8% di tutto lo stock finanziario: il 20% delle più povere non perderebbe però direttamente nulla, perché non esposto a questi titoli; ogni famiglia che fa parte del 10% più ricco perderebbe invece 8.183 euro, cioè il 5,6% del suo patrimonio finanziario. Le più colpite sarebbero insomma le famiglie più ricche. Nel secondo scenario, quello di una crisi bancaria, le soluzioni sono teoricamente due: un bail-in, nel quale lo Stato non interviene e il peso della ristrutturazione è sui privati, oppure un bail-out, dove lo Stato si fa carico del salvataggio. In entrambi i casi, il 20% più povero non subisce perdite dirette. Con il bail-in, il 10% delle famiglie più ricche perde 2.113 euro, l’1,4% della sua ricchezza finanziaria. Con il bail-out, perderebbe solo 511 euro, lo 0,3% del suo patrimonio finanziario: i costi della ristrutturazione sarebbero però presi in carico dallo Stato, dalla fiscalità generale e dunque da tutti coloro che pagano le tasse; in più, si trasferirebbe ricchezza agli investitori esteri, che non pagherebbero nulla direttamente o attraverso il fisco.