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 2018  settembre 05 Mercoledì calendario

Biografia di Anatolij Evgen’evič Karpov

Anatolij Evgen’evič Karpov, nato a Zlatoust (all’epoca Unione Sovietica, oggi Russia) il 23 maggio 1951 (67 anni). Scacchista. Grande maestro internazionale (dal 1969). Campione del mondo dal 1975 al 1985 e campione del mondo Fide dal 1993 al 1999. Politico • «Fin da bambino, a quattro anni, incomincia a fare la conoscenza di re e regine sotto la guida premurosa del padre. […] Il ragazzo promette bene, il grande Botvinnik lo prende sotto le sue ali e lo fa crescere. A quindici anni diventa Maestro. Poi traccheggia un po’, ma nel 1970 si laurea Grande maestro. Ha inizio la sua strepitosa carriera: primo al torneo di Mosca del 1971 e poi ad Hastings, a San Antonio, a Leningrado e a Madrid negli anni successivi. Il 1974 è un anno particolare perché iniziano gli incontri per il torneo dei Candidati al titolo mondiale detenuto dall’americano Robert Fischer. Non è per Karpov una passeggiata, dovendo affrontare tipetti come Polugaevskij, Spasskij e Korchnoj. […] Diventa lo sfidante di Fischer, l’americano che ha sbalordito il mondo scacchistico per la sua forza, per la sua straordinaria abilità. […] Poi si sa come andò a finire: le richieste impossibili dell’americano, la sua rinuncia al titolo che lasciò l’amaro in bocca a tanti suoi ammiratori. […] Anatolij, comunque, a dispetto di tutto e di tutti, diventa a ventitré anni il nuovo campione del mondo e onora in seguito il titolo con una serie impressionante di vittorie nei più forti tornei internazionali, tanto da far zittire anche i critici più stizzosi e accaniti. […] Intanto Korchnoj sta fremendo, s’è legata al dito la sconfitta, colpa dei burocrati della Federazione che hanno fatto di tutto perché lo sfidante di Fischer fosse Karpov. Vuole la rivincita in ogni modo e ogni maniera. “Rincorrerò Karpov per mare e per terra e lo inchioderò davanti alla scacchiera”, dichiara ai quattro venti. Nella selezione dei Candidati fa fuori Petrosian, Polugaevskij e Spasskij. Poi il match di Baguio nelle Filippine nel 1978 finito +6, =21, -5 a favore di Karpov, dopo una lotta durissima che non risparmia colpi di scena come l’apparizione nella sala da gioco di uno parapsicologo che avrebbe influito negativamente sul gioco dello sfidante. Dal 1979 al 1981 Karpov vince sette tornei di XV categoria. […] Nel 1981 respinge ancora Korchnoj a Merano, questa volta più facilmente con un eloquente +6, =10, -3. Ma è in arrivo l’astro nascente Kasparov, il “ciclone” Kasparov, con tutta la freschezza e la baldanza di un guerriero romantico. Nel torneo dei Candidati elimina facilmente Beljavskij, Korchnoj e il vecchio Smyslov. Ora davanti a lui non rimane che Karpov. A Mosca alle ore diciassette del 10 settembre 1984 ha inizio la prima partita» (Fabio Lotti). «Si giocava a Mosca nella prestigiosissima Sala dei Sindacati. Kasparov, accompagnato dalla madre, cominciò a giocare subito nel suo solito modo, quello che lo ha reso famoso: sacrifici, combinazioni, scintille di ogni genere. Karpov – questo freddo assassino, come diceva Nikitin – si limitava al suo gioco piano e profondo, incomprensibile ai profani. E gliele suonava. Dopo nove partite Karpov vinceva 4 a 0 e Kasparov era disperato: se arrivava a sei vittorie, infatti, diventava campione del mondo. Kasparov voleva assolutamente chiedere una pausa, ma la madre Klara […] glielo proibiva. Venne Botvinnik, il leggendario campione. "Ma no", disse al giovane Garry, "tu devi semplicemente smetterla di avere idee. Preòccupati solo di non perdere. Gioca molle, passivo". Infatti. Seguirono diciassette pareggi consecutivi. Poi Karpov vinse ancora una volta e andò 5 a 0. Mancava un solo punto. Invece ci furono quattro patte, una vittoria di Kasparov, altre quattordici patte e infine due vittorie consecutive di Kasparov. Era il 9 febbraio del 1985, dall’inizio del match erano passati cinque mesi. Non si giocava più alla Sala dei Sindacati, ma all’Hotel dello Sport, alla periferia della città. Nessuno, in effetti, andava più a vedere i due che giocavano. E Karpov aveva cominciato a dare segni di squilibrio già alla quarantesima partita. Aveva perso sette chili e quando non giocava non faceva che dormire. Manifestò disgusto per la scacchiera. Alla quarantacinquesima promise che si sarebbe ritirato in ogni caso. Era un uomo disperato, finito: da quattro mesi era a un passo dalla vittoria, e quel passo non riusciva a compierlo. Intervenne la Federazione sovietica e chiese la sospensione a salvaguardia della salute mentale dei contendenti. Come tutti sanno, la richiesta fu accettata tra un milione di polemiche, e quando il match poi si rifece Kasparov vinse» (Giorgio Dell’Arti). Negli anni successivi, Karpov incontrò Kasparov in finale altre tre volte, senza però riuscire a riconquistare il titolo mondiale, a causa di due sconfitte per appena un punto di differenza (1986, 1990) e di un pareggio (1987). Karpov ritornò inaspettatamente campione del mondo nel 1993, sconfiggendo l’olandese Jan Timman, dopo che Kasparov aveva abbandonato polemicamente il torneo e la Fide per fondare una federazione indipendente, la Professional Chess Association. Karpov riuscì a difendere il titolo fino al 1999, quando, contestando le modifiche al regolamento del torneo introdotte dal nuovo presidente federale Kirsan Iljumžinov, rifiutò di gareggiare ancora a quelle condizioni, perdendo automaticamente il titolo. Da allora si è dedicato principalmente alla diffusione e all’insegnamento degli scacchi, aprendo scuole e accademie in tutto il mondo, ma anche alla politica, come deputato del partito putiniano Russia Unita, e agli affari, con la sua compagnia di idrocarburi Petromir. Nel 2002 e nel 2009 ha disputato due nuove sfide-esibizioni con Kasparov, vincendo di misura la prima (2,5-1,5) e perdendo nettamente la seconda (9-3) • Studente modello sin da bambino, Kasparov s’iscrisse dapprima alla facoltà di Matematica a Mosca, per poi trasferirsi a Leningrado (San Pietroburgo) e laurearsi in Economia. Tra le sue principali passioni, la filatelia, la lettura e la musica jazz • Un figlio, Anatolij, dalla prima moglie; una figlia, Sofija, dalla seconda • «Osservando il gioco di Karpov da un lato e giocando con lui, non puoi in nessun modo liberarti dall’impressione che tutti i suoi pezzi siano uniti da fili invisibili. Questa rete di fili si muove senza fretta, coprendo a poco a poco le caselle avversarie e, nel frattempo, sorprendentemente senza abbandonare le proprie. […] Le sue azioni sono leggere e disinvolte, egli non fa movimenti scomodi e non rompe i fili che “legano” i pezzi. […] Molti lo considerano un rigoroso scacchista di posizione. Sì, egli rispetta le leggi e considera gli scacchi un gioco logico eccezionale. Tuttavia, Karpov tiene splendidamente conto delle varianti e fornisce assai spesso esempi di attacchi condotti meravigliosamente. […] Non lasciare che l’avversario faccia il proprio gioco, che raggiunga le sue posizioni (questa è la sua tattica preferita), significa saper operare in qualsiasi situazione, in quanto si incontrano avversari diversissimi. […] Il suo temperamento è celato a uno sguardo estraneo. Ma lo tradiscono gli occhi. […] Il suo sguardo penetrante e sensibile è difficile tollerarlo a lungo. In quei momenti anche l’osservatore più imparziale si sente a disagio. […] “Tutti pensano che io cerchi di carpire qualche cosa. Forse è così”» (Aleksandr Rošal’) • «Per me gli scacchi sono soprattutto lotta. Perciò, io pongo al primo posto l’elemento sportivo. È indispensabile battere l’avversario, e a questo io mi sforzo praticamente a ogni partita. […] Le combinazioni, gli attacchi strepitosi sono buoni solo quando sono la conseguenza di tutto un gioco minuziosamente ponderato e tecnicamente moderno, e non la conseguenza di grossi errori e sviste dell’avversario. Nell’alta classe del gioco la reale bellezza è nascosta agli occhi del semplice appassionato delle sensazioni forti».