L’intervento dell’Onu
A marzo 2011 viene lanciato un intervento militare sotto l’egida dell’Onu per difendere i civili dalla repressione del regime e sostenere una rapida transizione della Libia alla democrazia.
La divisione
Il Paese invece si divide in due centri di potere, con due parlamenti e due governi: quello guidato da Fayez Sarraj a Tripoli, sostenuto dalla comunità internazionale, e quello del generale Khalifa Haftar con le sue milizie a Tobruk. Si susseguono trattative di pace estenuanti che non giungono mai a conclusione.
L’accordo sui migranti
Il 2 febbraio 2017 viene siglato il Memorandum d’intesa tra Italia e Libia per impedire le partenze di migranti verso l’Europa.
La denuncia
Amnesty International denuncia che, a causa dell’accordo, migliaia di persone restano intrappolate nei campi di detenzione libici dove le torture sono frequenti.
La fine dei controlli
A fine maggio 2018 le ostilità fanno saltare i controlli dei trafficanti di esseri umani. Fino ad allora gli sbarchi dalla Libia erano diminuiti dell’87%.
La conferenza di Parigi
Il 29 maggio le diverse fazioni libiche si incontrano nella capitale francese. Macron presenta un piano in 13 punti mirato ad arrivare alle elezioni entro la fine del 2018.
Il caso Aquarius
A metà giugno esplode il caso della nave di Msf con 795 migranti salvati al Largo della Libia che il neoministro dell’Interno non vuol far approdare in Italia. Dopo un lungo braccio di ferro sarà accolta dalla Spagna.
Salvini in Libia
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini vola a Tripoli il 25 giugno: chiede hotspot fuori dai confini libici e aiuti economici. A luglio è la volta del ministro degli Esteri Moavero Milanesi. In seguito il braccio di ferro è con l’Europa, dopo l’affermazione che i porti libici possono essere considerati sicuri.
La ripresa delle tensioni
Il 27 agosto scoppiano scontri tra milizie rivali a Tripoli con mezzi corazzati per le strade e posti di blocco presidiati da artiglieria. Al Sarraj ordina di affrontare le milizie. Ci sono i primi morti.