la Repubblica, 3 settembre 2018
Moda o rivoluzione? Voglia di supercar ma a zero emissioni
Un’estate piena di fulmini e tempeste ha portato una pioggia di supercar elettriche, diventate clamorosamente protagoniste di tutti i grandi eventi motoristici, da Villa d’Este a Goodwood fino a Peeble Beach. Ovunque si celebri lo spettacolo delle quattro ruote la ribalta è dell’elettrico nella sua forma più ricca e affascinante, spesso estrema. Come dire che il rombo di un 12 cilindri ha lasciato il passo al sibilo di un meccanismo molto più discreto ma tecnologicamente à la page.
Fra moda e rivoluzione, il tema dell’auto a batteria fa oramai parte della normalità e sono per primi i costruttori a cavalcare l’argomento, tanto che è sempre più raro vedere un prototipo o anche soltanto una proposta di stile che non sia a elettricità.
Conferma o provocazione? Tutti sono d’accordo che le auto “senza motore” sono il certo e inevitabile destino della mobilità, mentre la questione dei tempi è più complessa e dibattuta e anima un confronto sempre più” radicalizzato” fra chi spinge sull’acceleratore senza se e senza e chi prudentemente prevede una convivenza ancora lunga.
Una statistica applicata alla settimana californiana di Peeble Beach, dedicata alle meraviglie automobilistiche di ieri e di domani, vede fra le” anteprime mondiali” un risicato pareggio fra le novità convenzionali e i concept elettrici. Fra le prime, la presentazione della Bugatti Divo, della Lamborghini Aventador SVJ e della Bmw Z4; eccellenze” convenzionali” messe in ombra dagli straordinari esercizi di stile rappresentati dalla Audi PB18 e- tron, dalla Infiniti Prototype 10 e dalla Mercedes Vision EQ Silver Arrow. Tutte bellissime e potentissime ma soprattutto testimonial della volontà di cambiare pagina rispetto all’oggi.
Tanto impegno suscita entusiasmo soprattutto fra i molti che vedono in questa gara a chi è più potente, più veloce e” più avanti” nelle emissioni zero la conferma che l’auto elettrica è qui, che lo stato dell’arte è maturo e che non vale nemmeno più la pena di realizzare prototipi legati alla meccanica tradizionale. Tuttavia è anche legittimo chiedersi quale collegamento possa esistere fra una concept visionaria l’auto di tutti i giorni prossima ventura. Da un lato c’è chi considera superata la questione motore termico, ma dall’altro c’è chi considera questi eccessi elettrici una forzatura della realtà.
Un’indagine fra i più noti designer” indipendenti” ( non più direttamente legati a un costruttore) spiega le sfaccettature di questo fenomeno, figlio di un periodo di transizione nel quale ricerca, provocazione e marketing cercano di dire la loro.Walter De Silva, una storia in Idea Institute, Fiat, Alfa Romeo e gruppo VW, fa un sostanziale distinguo. «Fatto salvo che il futuro sarà elettrico e che nessuno ferma l’innovazione, non si può negare che il rapporto “umano” con l’automobile ha una fortissima componente emozionale e il successo delle tante hypercar o” esemplari unici” convenzionali lo dimostra. La funzionalità essenziale, rappresentata dalla vera auto elettrica e probabilmente autonoma del futuro, non sarà mai emozionante; quindi questi concept sono fatti per essere spettacolari più che per rappresentare una vera innovazione. Elettriche ma evidentemente ispirate e disegnate su architetture convenzionali».
Da parte sua Fabrizio Giugiaro, che nel 2015 con il padre Giorgetto ha creato lo studio indipendente GFG Style, guarda a questa forma di concept come a un fatto inevitabile. «Attualmente in GFG il 90% del lavoro è dedicato ai veicoli a batteria e a Ginevra presenteremo due nuovi prototipi; è una tendenza senza ritorno e non c’è ragione di fare altrimenti. L’elettrico ha fra l’altro liberato i piccoli costruttori dalla dipendenza anche psicologica e di immagine dal” motore” come cuore ed elemento qualificante dell’auto; infatti oggi chiunque può fare una” one off” spettacolare con prestazioni straordinarie senza preoccuparsi di dire chi e cosa la spinge. A questo punto anche i grandi costruttori devono adeguarsi».
Sembrerebbe un confronto fra innovatori e conservatori anche se il confine non è così netto, come dimostrano questi concept, il cui stile esprime una sportività estrema ispirata al classico, se non addirittura al passato come nel caso della Mercedes che riprende l’impostazione della Silver Arrow da record del 1937. Mentre l’Audi ha la sua maggiore originalità nel posto guida” spostabile” (centrale o laterale).
Che dire poi dell’idea Jaguar di produrre, a distanza di mezzo secolo, una piccola serie della mitica E- Type a motore elettrico? Un modo straordinario di conciliare le emissioni zero con il fascino del classico, con quel cofano smisurato certo non pensato per essere riempito di batterie.