Corriere della Sera, 3 settembre 2018
Le punture letali, come difendersi?
1Punture che uccidono: assistiamo a un’escalation?
Almeno per quanto riguarda la zanzara comune, sembra di sì. Il forte aumento di casi di febbre del Nilo rispetto agli anni scorsi potrebbe essere legato a fattori climatici che avrebbero favorito l’amplificazione delle popolazioni di zanzare. Anche la sopravvivenza delle uova deposte nella stagione precedente è legata a fattori climatici: più uova sopravvivono più insetti avremo nella primavera-estate successiva.
2Perché il contatto con il calabrone è pericoloso?
Quello del giuslavorista Sergio Barozzi, morto per choc anafilattico dopo la puntura di un calabrone, non è un caso isolato. Le reazioni allergiche agli insetti imenotteri (api, vespe, calabroni, bombi) non sono rare e possono manifestarsi con diversi gradi di intensità. Si scatena una reazione di tipo IgE (immunoglobuline E, un particolare tipo di anticorpi), con liberazione di istamina che provoca lo choc e il conseguente collasso cardio-circolatorio che può portare all’arresto cardiaco. Nella maggior parte dei casi il decesso si verifica entro 10-15 minuti dalla puntura.
3È possibile salvarsi in caso di choc anafilattico?
Sì, esiste una terapia di emergenza: l’adrenalina auto-iniettabile (per via intramuscolare), che andrebbe prescritta a tutti i soggetti allergici al veleno di api, vespe e simili. È importante anche estrarre il pungiglione dalla pelle prima possibile. In ospedale lo choc anafilattico viene trattato con adrenalina o, nel caso, dopamina. Negli ultimi anni è stata sviluppata una terapia immunologica specifica, una sorta di vaccino: viene somministrata per via sottocutanea, con dosi crescenti di estratto del veleno, e protegge dal rischio di choc anafilattico. L’allergia può essere diagnosticata tramite test cutanei o test per la ricerca di IgE specifiche. Dato che l’esposizione a ripetute punture può portare allo sviluppo di allergia, i soggetti che lavorano all’aperto o in ambienti dove vivono gli imenotteri sono considerati ad alto rischio.
4Come si diffonde la febbre del Nilo?
Sul fronte delle malattie infettive, quella del 2018 sarà ricordata come l’estate della febbre del Nilo: 17 i morti in Italia, la maggior parte in Veneto ed Emilia-Romagna. È provocata dal virus West Nile. Non si trasmette da persona a persona, ma attraverso la puntura di un insetto, Culex pipiens, la zanzara comune endemica in Italia, più attiva di sera e di notte. Serbatoio della malattia sono varie specie di uccelli, ma possono essere contagiati anche mammiferi, soprattutto l’uomo e gli equini.
5La puntura di zanzara può uccidere?
La risposta è sì, ma solo in un numero molto limitato delle persone a cui trasmette West Nile. Solo in meno di un caso su mille il virus causa una un’encefalite potenzialmente letale. Per West Nile non esistono né un vaccino né farmaci efficaci.
6Che malattie trasmette la zanzara tigre?
Può essere responsabile della trasmissione di vari virus, tra cui Dengue, Chikungunya e Zika. In Italia è presente dagli anni ‘90 e ampiamente diffusa ed è stata responsabile di due epidemie di Chikungunya, nel 2007 e nel 2017. Si tratta di una malattia caratterizzata da febbre e forti dolori, che possono durare diversi mesi. Rarissimi i casi mortali. Di Dengue e Zika vengono segnalati casi importati, cioè infezioni contratte in Paesi in cui la malattia è presente. Anche per questi virus non è disponibile un trattamento specifico, né un vaccino. Nella maggior parte dei casi le persone colpite guariscono spontaneamente. Esiste però una forma emorragica di Dengue che può risultare fatale. Zika causa un malattia benigna che guarisce spontaneamente, ma se contratta in gravidanza si rischia microcefalia nel feto.
(Ha risposto alle domande Massimo Galli, presidente della Simit, Società Italiana di Malattie infettive e tropicali, e ordinario di malattie infettive all’Università di Milano-ospedale Sacco)