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 2018  settembre 02 Domenica calendario

L’America saluta McCain. Trump escluso gioca a golf

Tutti coloro che non si riconoscono in Donald Trump hanno ieri vissuto uniti e commossi una giornata in cui le etichette politiche sono cadute nel nome di un’America «aperta, generosa, coraggiosa, fiduciosa, che non teme di affrontare le proprie responsabilità, e parla tranquilla perché è forte». L’America, cioè, che il senatore repubblicano John McCain aveva interpretato e difeso tutta la sua vita, e che la figlia Meghan ha ricordato fra le lacrime, parlando al funerale nella Cattedrale Nazionale di Washington.

DIFFERENZA POLITICA
Il funerale era stato preparato da McCain stesso mesi prima della sua morte per un cancro al cervello. È stato lui a decidere chi avrebbe parlato e a chiamare ciascuno degli oratori di persona. Ed è stato lui a non invitare Donald Trump. E per spiegare un’assenza così eclatante non basta l’astio che ha diviso i due uomini, ma bisogna ricordare la profonda differenza politica e morale che li separava, nonostante appartenessero allo stesso partito. Praticamente tutti gli oratori hanno sottolineato i valori di McCain, dando alle proprie parole un peso che otteneva di caratterizzare negativamente quelli di Trump. Come ha scritto il commentatore Tom Watson: «L’intero servizio è stato un attacco brillante contro il subdolo regime di Donald Trump e la sua orribile visione dell’America. E McCain lo aveva pianificato proprio così. Il suo è stato un grande atto finale».

EROE E SCONFITTO
McCain si è spento a 81 anni, dopo essere stato un eroe di guerra e poi senatore e due volte candidato alla presidenza, nel 2000 e nel 2008. La prima volta aveva perso alle primarie a favore di George Bush, la seconda volta era arrivato alla nomination ma aveva perso contro Barack Obama. Si era meritato il soprannome di Maverick, cane sciolto per la sua frequente tendenza ad andare contro la linea del partito. E ieri lo ha dimostrato ancora una volta, dedicando il suo ultimo atto a far parlare l’America anti-Trump, sia democratica che repubblicana. Se il discorso di apertura lo ha tenuto la figlia, che non ha neanche camuffato il suo disprezzo contro Trump, al podio si sono anche succeduti i due uomini contro i quali McCain aveva combattuto aspramente, George Bush e Barack Obama. Ed entrambi avevano capito che ruolo dovevano avere nella cerimonia. Meghan Ha diretto uno sguardo di fuoco alle telecamere quando ha detto: «L’America di John McCain non ha bisogno di essere resa grande di nuovo. È sempre stata grande». Più aperto di così non poteva essere l’attacco al presidente il cui motto è «facciamo l’America grande di nuovo». Ma anche George Bush, che con McCain aveva avuto una battaglia durissima nel 2000, ieri lo ha ricordato come un uomo che «aveva una bussola morale alla quale obbediva con coraggio, onestà e dignità». Bush ha proseguito spiegando che McCain ha «sempre dimostrato quel coraggio nella vita, mai nascondendo il suo disprezzo per ogni forma di abuso di potere, e giudicando il rispetto degli altri più importante di qualsiasi medaglia». E con umiltà, ha ammesso: «Mi ha reso un uomo migliore». E questo è stato anche il messaggio di Obama, che ha ricordato le differenze e i «voti contrari» da parte di McCain, eppure ha confessato: «Mi ha reso un presidente migliore». E ha anzi rivelato che McCain andava a trovarlo nello Studio Ovale e stavano a chiacchierare: «Non cambiavamo le nostre opinioni ha spiegato Obama -. McCain era un conservatore. Ma mai, nessuno di noi ha dubitato che tutti e due combattevamo nella stessa squadra e per gli stessi ideali». Ideali che Obama vede a rischio: «Magniloquenza, insulti, finte controversie, indignazione artificiosa. Questa politica nasce dalla paura. John ci ha esortato ad essere superiori a questo. Ci ha esortati ad essere migliori di così».

LA FAMIGLIA PRESIDENZIALE
Donald Trump non è stato ad ascoltare queste prediche. Si è allontanato da Washington, ed è andato a giocare a golf, in un suo campo nella Virginia. Presenti per la famiglia erano Ivanka Trump e il marito Jared. Ma Ivanka ha commesso una gaffe: si è messa a mandare messaggini. Qualcuno ha scherzato: «Sta scrivendo al padre di mandare le truppe e accerchiare la Cattedrale, piena d sovversivi».