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 2018  settembre 02 Domenica calendario

Come gestire lo stress da rientro al lavoro

Le vacanze sono passate anche per quest’anno e siamo di nuovo in ufficio. Ma arranchiamo più di quando, a luglio, avevamo addosso la stanchezza di mesi di lavoro. Possibile? Sì, eccome: una recente indagine dell’American Psychological Association ha dimostrato che la maggioranza dei lavoratori si ricarica davvero quando è in ferie, ma è altrettanto vero che quasi subito, tornati in città, perdono i vantaggi del tanto agognato riposo estivo. Il 33% dice di sentirsi più positivo e avere più energia quando ritrova i colleghi, il 57% è più motivato e meno stressato, più produttivo e capace di dare il meglio di sé: sulla linea di partenza quindi siamo pieni di energie, carichi per affrontare l’autunno. Peccato però che per il 25% bastino poche ore alla scrivania per sentirsi sotto pressione come se non l’avessimo mai lasciata. Un altro 40% mantiene l’ottimismo e il benessere per qualche giorno, ma poi si ritrova punto e accapo. E compaiono pure sintomi di disagio, come spiega Ovidio Brignoli, vicepresidente della Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie: «Ci si sente stanchi, irritabili, compaiono disturbi del sonno e difficoltà di concentrazione: molti si spaventano, perché pensano che dopo le vacanze dovrebbero sentirsi solo ben riposati. La cosiddetta sindrome da rientro peraltro è in continuo aumento, in passato non era così comune: la società è molto cambiata e oggi il livello di stress a cui si è sottoposti durante l’anno è maggiore, i ritmi sono spesso frenetici e fatichiamo a ricaricarci davvero». 
Magari ci riusciamo, perché nelle ferie estive stacchiamo del tutto e cambiamo abitudini. Paradossalmente però si tratta di un’arma a doppio taglio perché poi, tornati in ufficio, è come se avessimo un jet-lag all’ennesima potenza: «La vacanza desincronizza i ritmi, per cui al rientro occorre ritrovare quelli giusti – dice Brignoli —. Servono una o due settimane per riuscirci, ristabilendo innanzitutto un’adeguata alternanza sonno-veglia: un buon sonno è indispensabile per ricaricare corpo e mente, così come una giusta quantità di esercizio, ansiolitico naturale. No invece a eccitanti come il caffè per tenersi su quando ci si sente stanchi o a farmaci come le benzodiazepine per gestire lo stress, potrebbero peggiorare la situazione; molto meglio, invece, trovare il tempo per fare tante piccole pause per allentare la tensione. Sul lavoro siamo spesso in sovraccarico mentale, alzarsi per qualche minuto aiuta a tornare più carichi alla scrivania». 
Lo conferma anche la psicologa Monica Bormetti, ideatrice del progetto SmartBreak (si veda a lato): «Si chiama stress recovery routine e il momento del rientro è ottimo per metterla in pratica. Il concetto deriva dall’allenamento degli sportivi e parte dall’idea che per una buona resa è essenziale anche una sufficiente fase di recupero. L’obiettivo è lavorare per picchi, con fasi in cui si è al 100 per cento concentrati su quel che stiamo facendo alternate a periodi brevi in cui ci si distacca completamente dal compito: un generico “mi rilasso un po’” in cui le pause non sono ben definite durante le otto ore in ufficio rischia di tenerci continuamente in uno stato intermedio in cui ci si distrae facilmente, si è poco produttivi e anche più affaticati e meno soddisfatti». 
L’alternanza dev’essere programmata, insomma, e una delle tecniche più usate è quella del pomodoro: richiede l’uso di un timer da cucina (spesso a forma di pomodoro, appunto) da puntare su 25 minuti quando iniziamo a lavorare, focalizzandoci al massimo sull’obiettivo. Quando suona il timer ci dobbiamo prendere 5 minuti di totale relax, poi si ricomincia il ciclo: così la produttività cresce.
«Una delle ragioni della “crisi” da rientro è anche la sensazione di essere sopraffatti da tante incombenze, tutte assieme: annaspiamo cercando di fare tutto subito, invece dovremmo essere capaci di fermarci, prenderci il tempo che serve – riprende Bormetti —. Per venirne a capo può essere utile anche distinguere l’urgenza e l’importanza delle attività da svolgere, magari aiutandoci con la matrice di Eisenhower (si veda il grafico): tanti impegni che appaiono inderogabili non sempre lo sono davvero». 
Per non farsi schiacciare dallo stress da rientro, tuttavia, la soluzione definitiva è forse non sentirsi mai troppo «rientrati»: «Le vacanze estive, più lunghe, sono critiche perché alterano molto le abitudini e vengono caricate di grosse aspettative: il ritorno alla normalità può essere traumatico – fa notare Brignoli —. Prendersi ferie brevi ma frequenti impatta di meno sull’equilibrio generale: anche i fine settimana fuori porta aiutano, perché non costringono al superlavoro prima dello stop, a valigie complicate, a cambiamenti drastici. Sono più facili da gestire ma ci fanno staccare, ricaricandoci davvero». 
Che la soluzione, allora, sia prenotare la prossima (però breve) vacanza?