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 2018  agosto 31 Venerdì calendario

Parte la caccia al riso italiano. Ora i cinesi possono comprarlo

Vendere riso ai cinesi potrebbe sembrare come vendere frigoriferi agli eschimesi. Invece no. Ora che il riso italiano potrà essere esportato anche in Cina, per le risaie della Pianura padana si aprono nuovi orizzonti. L’Ente Risi e la filiera hanno ottenuto l’ultimo via libera alle esportazioni di riso nel Paese del Sol Levante, dove il mercato e i palati sono pronti per consumarlo anche sotto forma di risotto. Grazie al supporto tecnico dell’Ente Nazionale Risi, il Ministro delle Politiche Agricole Gianmarco Centinaio ha firmato il decreto che costituisce una «Pest free area» sul territorio risicolo nazionale per il coleottero parassita delle derrate Trogoderma granarium. 
Si è giunti così al termine di una lunga procedura, messa a punto dalla Fao, che ha permesso di certificare che il territorio italiano è esente dagli insetti Trogoderma granarium e Prostephanus truncatus. Questa era infatti l’ultima condizione posta dalle autorità cinesi per sottoscrivere un protocollo bilaterale che aprirà il mercato cinese al riso italiano. 
Soddisfatti l’Ente Nazionale Risi e l’Airi (Associazione industrie risiere italiane), per aver raggiunto un risultato inseguito da tempo. «Abbiamo seguito insieme al Ministero la parte tecnica – dice Paolo Carrà, presidente dell’Ente Nazionale Risi – e lo scorso anno abbiamo avuto la visita della delegazione cinese al nostro Centro ricerche, con cui abbiamo gestito l’iter in prima persona. Questo decreto serve a dare inizio a un accordo commerciale con il governo cinese. Ma prima era necessario dichiarare che lo Stato italiano è libero da questo patogeno. Ora ci vorranno gli accordi internazionali tra governi. Quello cinese è un mercato grande e interessante. Non stiamo parlando di riso come lo utilizzano i cinesi, ma riso di qualità». 
Airi ha promosso questa iniziativa sin dal 2011, dopo aver riscontrato un interesse delle catene di distribuzione cinesi a inserire tra le proprie linee di prodotto anche il riso italiano da risotto. Oggi l’esportazione diretta di riso dall’Italia in Cina non è consentita e solo piccolissimi quantitativi possono raggiungere quel mercato attraverso Hong Kong e nell’ambito dei contingenti d’importazione cinese. «Vendere riso in Cina, primo Paese consumatore al mondo con circa 150 chili pro-capite all’anno e nel quale la stessa parola cinese “riso” ha anche il significato di “pasto” appare paradossale. In realtà – dice Roberto Carrière, direttore di Airi – analisi di mercato hanno confermato che proprio in virtù dell’alto consumo di riso i cinesi sono molto interessati a consumarlo in nuovi modi, e il risotto può soddisfare questo interesse, considerando che le varietà italiane sono diverse da quelle coltivate in Cina».
La firma del decreto da parte del ministro Centinaio consente di riprendere i negoziati interrotti oltre un anno fa, con l’auspicio di arrivare presto alla firma di un protocollo. Intanto Airi è in stretto contatto con l’ambasciata italiana a Pechino, con la quale a breve organizzerà una visita di esperti cinesi alle industrie italiane interessate a esportare.