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 2018  agosto 31 Venerdì calendario

Benin, nel regno delle donne guerriere con l’ultima regina delle Amazzoni

Rubinelle, una giovane di Abomey, cittadina del Benin, piccolo Stato africano schiacciato tra Nigeria e Ghana, ogni giorno, insieme ad altre ragazze, prepara vestiti e corone per un’anziana donna. Una volta vestita, l’accompagna fuori dalla sua casa e la protegge dal sole con un ombrello pittoresco. Sopra la scritta: Reine Hangbe. 
Una regina leggendaria a queste latitudini, fondatrice delle Amazzoni, le eroiche guerriere del Benin capaci di resistere ai colonizzatori europei nel XIX secolo. La donna, almeno secondo la comunità, è discendente diretta della sovrana e quindi necessita di protezione continua, proprio come avveniva nel regno di Dahomey, l’antico impero dell’Africa occidentale esistito tra il 1625 ed il 1894 prima dell’avvento dei francesi. 
Vudù religione ufficiale
Rubinelle e le sue compagne ogni giorno assistono ai suoi rituali, frequenti nella terra dove il vudù è considerato religione ufficiale, e si dicono pronte a tutto pur di difenderla, così come era prassi nell’antico regno. «Questa donna è la nostra divinità, le Amazzoni devono essere pronte a morire per lei e noi lo siamo», afferma Rubinelle.
Con clava e machete
Più volte la reale esistenza di questo antico Impero e delle sue eroine è stata messa in discussione, nonostante non manchino le testimonianze di colonizzatori europei e missionari. In uno scritto del 1861, un prete italiano, don Francesco Borghero, raccontava di aver visto migliaia di guerriere scalare a piedi e mani nude alberi alti oltre 120 metri per prepararsi agli scontri contro i colonizzatori europei. La mancanza di uomini, reclutati come schiavi, e il loro coraggio sublime, avrebbe convinto uno degli ultimi re dell’Impero a inserirle nelle fila dell’esercito, nonostante fossero donne. Le immagini le rappresentano con machete in una mano, clava nell’altra, senza armatura e con una corona di conchiglie in testa, e feroci all’inverosimile. I resoconti dell’ultima battaglia persa ai danni dei francesi nel 1892 riportano episodi di Amazzoni indemoniate in grado di sgozzare uomini dell’esercito nemico per poi cibarsene.
Come nel film della Marvel
Dell’antico regno di Dahomey sono rimaste poche tracce ad Abomey: alcuni palazzi imperiali diroccati ed un piccolo museo polveroso, in prossimità della casa dell’anziana donna discendente della regina Hangbe. Il ruolo delle Amazzoni, invece, è tenuto vivo da Rubinelle e compagne, ma non solo. La Marvel, nota casa cinematografica americana, si è ispirata alla loro storia nel film campione di incassi «Black Panther». Le forze speciali femminili Dora Milaje (Le Adorate), protagoniste del fittizio regno africano di Wakanda sono state ideate traendo spunto dalla storia delle Amazzoni del Regno di Dahomey. Grazie al successo ai botteghini, dopo anni di oblio, la storia delle Mino (Nostre Madri), come sono chiamate in lingua Fon, uno dei dialetti locali, sta riprendendo vigore. «Con il cambio dello status sociale delle donne in Africa la gente è più curiosa di capire il ruolo che hanno avuto in passato – afferma Arthur Vido, professore di Storia delle donne all’Università di Abomey-Calavi in Benin – oltre al loro valore militare, sono diventate modelli per la società nella lotta per l’emancipazione femminile».
Le usanze crudeli
Gli echi guerreschi del passato sono lontani, ma gli abitanti di Abomey, ancora oggi, portano profondo rispetto e riverenza a Rubinelle, le Amazzoni e l’anziana regina. Terminati i riti propiziatori è possibile vederle aggirarsi per le strade polverose della città con gli inconfondibili ombrelli colorati da cui pendono ossa e capelli dei nemici uccisi. Giusto per ricordare di che pasta sono fatte.