Libero, 31 agosto 2018
Da 1,5 dollari a 2.000: il miracolo di Amazon in Borsa
C’è un uomo che mette d’accordo Donald Trump e Bernie Sanders, l’icona della sinistra americana: entrambi detestano Jeff Bezos, il padrone di Amazon che è l’uomo più ricco del mondo, con un patrimonio di almeno 160 miliardi di dollari. Difficile essere più precisi, perché le fortune di Bezos crescono ormai di giorno in giorno. O, addirittura, di ora in ora. Il titolo ha superato mercoledì la soglia dei 2.000 dollari, sotto la spinta di Morgan Stanley che si è spinta a prevedere che il colosso dell’ecommerce arriverà presto a 2.500 dollari. Già ieri sera, però, il titolo sfiorava i mille miliardi di valore (975 miliardi, per l’esattezza), un record finora superato solo da Apple. Ma non è escluso che Amazon, che quest’anno sale del 70 per cento, possa superare l’azienda dell’iPhone. Un primato che Bezos potrebbe festeggiare mandando in orbita da Cape Canaveral una navicella spaziale prodotta dalla sua Blue Origin. Un gigante, insomma, che avanza come Attila nel mondo dell’economia, sia virtuale che reale mettendo a soqquadro gli equilibri più consolidati perché Amazon, di primati tecnologici ma ormai anche di dimensioni di scala inarrivabili, è ormai una macchina da guerra che non fa prigionieri, sia che occupi di alimentari, libri, farmaci o altro ancora, grazie anche ad una logistica formidabile. Non stupisce, insomma, che Bezos faccia molta paura. Il presidente Usa, che non è certo morbido con i grandi della new economy, da Facebook a Google, gli attacchi più duri li riserva proprio all’ingegner Bezos, che porta il nome del secondo marito, cubano, della mamma che l’ha partorito a 17 anni. Jeff, tipico esempio di self made man, per il presidente è «uno scroccone che non paga le tasse e si approfitta del servizio postale». Peggio ancora, il suo vero crimine è il controllo del Washington Post, il quotidiano del Watergate (da lui acquistato nel 2013 per 250 milioni di dollari) che ogni giorno bombarda il presidente con quelle che lui definisce fake news. Non è più tenero Sanders, già rivale da sinistra di Hillary Clinton. Poco conta, ai suoi occhi, che Amazon abbia assunto solo nell’ultimo anno più di 130mila persone negli Stati Uniti, con una paga oraria media di poco superiore a 15 dollari (la paga minima). Ci dica, ha tuonato Sanders, quanta di questa gente deve passare dalle agenzie di lavoro temporaneo. «Non è possibile che gente che lavora per un uomo come Bezos, che guadagna in una sola giornata 260 milioni di dollari, sia costretta a dormire in macchina perché non può permettersi una casa». Anche al recente meeting dei banchieri centrali a Jackson Hole, Amazon è stata chiamata alla sbarra. Diversi economisti hanno puntato l’indice contro le distorsioni provocate dall’effetto Amazon sull’andamento dei prezzi e dei salari con il risultato di falsare la dinamica classica dell’economia. Forse è esagerato, ma non è una follia pensare che Amazon, nata nel 1995 come libreria online, abbia ormai condizionato l’andamento delle economie, non solo di quella Usa. Mica male per quel ragazzo di dieci anni che a casa inventò un allarme per tener lontano dalla sua stanza i fratelli (anzi, i fratellastri). Un congegno che, manco a dirlo, funzionava alla perfezione. Un po’ come Amazon che dal dollaro e mezzo della quotazione è balzata sopra i 2.000.