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 2018  agosto 31 Venerdì calendario

È arrivato l’orgasmometro

Che per gli uomini sia una buona notizia oppure no (mi sa di no), i maschi con l’orgasmo femminile c’entrano poco, quasi niente. Per lei il piacere è una questione complessa, e la donna se lo procura da sé non solo quando è per conto suo, ma anche quando fa quella cosa con un uomo. Non solo: l’allenamento e l’esperienza contano e sviluppano in maniera decisiva la capacità femminile di godersi un orgasmo, cioè di ‘perdere il controllo’. Secondo uno studio appena pubblicato sulla rivista scientifica Plos One pubblicata dalla Public Library of Science (PLOS), infatti, la donna nel raggiungere il piacere è “attiva” quanto l’uomo con cui giace: «La donna non è un pianoforte muto che suona bene solo quando ci mette le mani un grande pianista», spiega Emmanuele Jannini, professore di endocrinologia e sessuologia medica all’università di Roma Tor Vergata e past president della Società Italiana di Andrologia e Medicina Sessuale.

ORGASMOMETRO Così, per calcolare il piacere femminile, Jannini, insieme con un gruppo di colleghi delle università di Roma La Sapienza, L’Aquila e Firenze, ha redatto una dettagliata ricerca dal titolo: «Validazione di una scala analogica visiva per misurare la percezione soggettiva dell’intensità orgasmica nelle femmine: l’Orgasmometro-F». Nell’articolo si legge che «l’orgasmo femminile rappresenta una delle funzioni più complesse nel campo della sessualità umana», perché «la congiunzione delle componenti anatomiche, fisiologiche, psico-relazionali e socio-culturali contribuisce a rendere l’orgasmo femminile ancora in parte poco chiaro» e molto dibattuto «nella comunità scientifica». Ma che cos’è l’Orgasmometro? E come si calcola il piacere della donna? «L’abbiamo chiamato Orgasmometro», spiega Jannini, «per strizzare l’occhio al film di Woody Allen ‘Il dormiglione’ (dove si chiamava Orgasmatic ed era una capsula tipo cabina telefonica che aveva sostituito il sesso con esseri umani, ndr). È una scala che va da 1 a 10, uguale e contraria alla scala del dolore che si usa per i farmaci antidolorifici, che potremmo definire ‘dolorometro’, sulla quale il soggetto, per esempio al pronto soccorso, dichiara che livello di dolore prova. Sia il nostro Orgasmometro che il ‘dolorometro’ sono basate sull’esperienza, perché sia il piacere che il dolore sono esclusivamente soggettivi. Ecco perché si chiama scala psicometrica, perché il valore che si indica non può prescindere dall’indagine psicologica». Anche ciò che il soggetto comunica può quindi innalzarsi a dato scientifico e generale, spiega ancora Jannini: «Esattamente come l’efficacia dell’aspirina, della morfina, del cortisone si calcolano grazie alla scala del dolore. Noi abbiamo sfruttato la stessa, ma rovesciata». Alla ricerca, un test anonimo da eseguire sul web, hanno partecipato 526 donne (la maggior parte del campione andava dai 19 ai 35 anni) a cui è stato chiesto di compilare l’Orgasmometro registrando l’intensità orgasmica su una scala che va da 0, assenza di intensità, a 10, massima intensità sperimentata. La frequenza masturbatoria per quasi due donne su tre è maggiore di una volta alla settimana e, si legge nella ricerca, «è collegata positivamente all’intensità dell’orgasmo, così come la lubrificazione». E questo, racconta ancora il professore, ha stupito i ricercatori: «Sappiamo che perdere il controllo è un requisito del piacere femminile. Ma anche allenarsi fisicamente all’orgasmo è parte in causa». Ecco perché tra le donne adulte si sono registrati valori più alti: «Costruirsi esperienze, riconoscere i segnali del proprio corpo e abbandonarvisi, sono ingredienti che permettono di aumentare l’eccitazione e di avere quindi un orgasmo più intenso». 

CONTA IL CERVELLO Ma le donne, come mentono nell’orgasmo, possono mentire anche durante questo test? «Ovviamente sì», risponde Jannini, «per questo esiste però il “test-retest”, cioè si sottopongono gli stessi soggetti allo stesso test dopo un certo periodo di tempo. E visto che le bugie hanno le gambe corte, i soggetti che mentono tendono a dimenticarsi che cosa avevano risposto. Se le risposte non combaciano, vorrà dire che il soggetto ha detto il falso. La misura del rischio va dal 10 al 20 per cento». Non esistono, però, metodi solo soggettivi. Anche la risonanza magnetica comincia a essere utilizzata nella sessuologia. Per esempio, in uno studio in collaborazione con i neurologi dell’università di Pisa: i soggetti sono persone che hanno cambiato sesso e la risonanza riesce a descrivere quali parti del cervello vengono ‘accese’ al momento dell’orgasmo. «Nei transessuali si credeva che l’orgasmo fosse difficilmente raggiungibile dopo l’operazione», racconta Jannini, «invece non è così. La maggior parte del lavoro la fa il cervello, che guida ‘per via psicologica’ il piacere in una persona che ha finalmente il sesso cui si sente di appartenere. Ma, d’altronde, il cervello rimane il principale organo sessuale».