Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  agosto 31 Venerdì calendario

Yang Yang, il panda star dello zoo di Vienna

Allo zoo di Vienna, la panda gigante Yang Yang ha imparato a usare il pennello e ha iniziato a dipingere. I suoi quadri – opere astratte che ricordano i primi tentativi di un bambino piccolo, macchie nere su tela bianca – sono venduti online a 490 euro cadauno per finanziare un progetto editoriale. Yang Yang è già una star, grazie all’abile comunicazione dello zoo di Schönbrunn: due anni fa ha concepito naturalmente e partorito con successo (due eventi assai rari per la specie) i gemelli Fu Feng e Fu Ban, ospitati a loro volta nel parco austriaco e sicuri protagonisti del volume in preparazione. La campagna di crowdfunding, infatti, si propone di trovare i capitali per produrre un libro illustrato sui panda giganti del Tiergarten firmato dal fotografo Daniel Zupanc: servono almeno 25 mila euro entro il 9 ottobre, obiettivo di fatto già raggiunto. Spiccioli, comunque, rispetto al giro d’affari generato dai simpatici orsi del bambù bianchi e neri. 
I panda giganti sono di proprietà cinese e il centro di ricerca di Chengdu, nel Sichuan, li manda all’estero in Paesi amici con un ruolo di «ambasciatori» in quella che è ormai conosciuta come «panda diplomacy». 
Non si tratta di regali: l’affidamento di una coppia – di solito a suggello di un importante accordo politico o commerciale – ha durata pluriennale al costo di un milione di dollari annui, come contributo al fondo di conservazione cinese dei panda, che ne ospita circa 2mila. Una settantina, invece, quelli che vivono in parchi e zoo all’estero.
La strategia ha dato i suoi frutti. Dopo decenni di politiche di conservazione, a fine 2016 l’Iucn – l’organismo che compila la lista delle specie a rischio estinzione – ha passato i panda da «endangered» (in pericolo) a «vulnerable» (vulnerabile). Inoltre la presenza degli animali all’interno dei confini nazionali consente di studiarli, garantendo opportunità di crescita agli studiosi austriaci. «Solo chi conosce i panda giganti può proteggerli», spiega lo zoo di Schönbrunn, che collabora con diverse istituzioni zoologiche in una serie di progetti di ricerca che ne studiano i dati scientifici e gli aspetti biologici..