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 2018  agosto 31 Venerdì calendario

La moda che si ispira al calcio

C’è la maglia del Paris Saint Germain, ma infilata nella gonna da sera, c’è la sciarpona in acrilico che si tirava fuori solo la domenica che adesso sfila da Versace, ci sono i calzettoni tirati sopra al ginocchio (come Mbappé e indimenticabile Mexès) oggi esibiti in passerella, insomma c’è il calcio, della Coppa del Mondo appena finita e del campionato appena ricominciato, che torna a ispirare la moda. Per gli attenti osservatori delle tendenze come il francese Pascal Monfort – la cosa è ormai accertata: il football ha rimpiazzato lo skate come simbolo (estetico) di ribellione e di sotto-contro cultura. È finito l’ostracismo cominciato con il millennio, quando i vari Lacoste, Burberry o Ralph Lauren si erano dolcemente sfilati da tifosi e altri hooligan.

IN TRIBUNALE
Il football è di nuovo bello. Nell’estate del 2016, Dolce & Gabbana segna l’inizio di un nuovo idillio della moda alta col calcio giocato facendo sfilare una modella con la maglia (bellissima tra l’altro) del Dieci di Maradona. El Pibe de Oro non apprezzò oltremisura, seguì una diatriba giudiziaria sui diritti d’autore, ma il dato era tratto e il calcio di nuovo sdoganato esteticamente. Due anni dopo, la nouvelle vague foot è arrivata dovunque, nell’alta moda e anche per strada. Lasciando perdere le rasate maschili da mohicano e il total look con la tuta acetata, il primo prestito estetico del calcio alla moda è senz’altro la sciarpa. Quella grossa, ruvidamente acrilica, spesso con frange ma soprattutto con colori e logo ben in vista. Alexa Chung ha intravisto subito la bellezza dell’indumento e ne ha prodotta una in edizione limitata che è andata a ruba. Sciarpe da tifoso griffate Versace, Barbara Sui o Henri Holland hanno cominciato a fioccare su colli e spalle anche di personaggi che mai hanno messo piede in uno stadio. «Non è più una corazza», ha spiegato al giornale Les Echos Guillaume Salmon, ex direttore della comunicazione della boutique cult parigina Colette.

I POLIGONI
La moda insomma prenderebbe al calcio odierno non soltanto i poligoni trapuntati del pallone (vedi collezione Coppa del Mondo di Vuitton) ma anche un certo spirito urbano e popolare. L’espressione più flagrante della tendenza foot è l’opera dell’ispirato Gosha Rubchinskiy, che è andato a pescare l’abbigliamento del tifoso della sua adolescenza post sovietica. Stesso gusto calcistico anche per l’amico Demna Gvasalia, che ha distillato uno stile ispirato al football sia con la marca Vetements che da Balenciaga. E non è certo un caso che Rubchinskiy abbia deciso di offrire i suoi servizi stilistici a Adidas Football, mentre Virgil Abloh (fondatore di Off White e direttore artistico di Vuitton Homme) e Kim Jones (Dior Homme) abbiano stretto un patto con Nike per due collezioni soccer friendly.

L’ELEGANZA
Football reimaginated la linea pensata da Jones, è la prova che il calcio può essere elegante e sobrio: maglie nere, aderenti al corpo, con tagli dichiaratamente punk. Abloh ha invece firmato la collezione Football mon amour vibrante omaggio alla passione calcistica che coltiva fin da bambino. Abloh osa rompere un tabù e mescola tutto: i colori di una squadra, il logo di un’altra, la dama della Croazia con il leone olandese. E i numeri sulle maglie sono nostalgica autobiografia: sono tutti quelli che lo stilista ha indossato quando giocava da ragazzo. Solo la torre Eiffel del Psg è invece il marchio che ha scelto Christelle Kocher, della maison haut de gamme Koché, per una collezione ibrida calcio-abito da sera. Maglia della squadra – con tanto di sponsor qatariota su gonne di seta, pizzo, sandali col tacco. Poteva sembrare una moda Frankenstein e invece è piaciuta al grande pubblico e anche a qualche star, vedi Beyoncé o Rita Ora.
La moda può rendere il calcio non solo più glamour, ma anche più ecumenico. La maglia che piace non è quella del tifo cieco, ma la più bella. Per esempio, la divisa nazionale considerata più trendy dai modaioli non è né quella della Francia campione, né quella dello storico Brasile e nemmeno la sempre chic uniforme degli azzurri, ma quella (spinata verde e nera) della Nigeria. Un plebiscito di vendite e di post su Instagram.