la Repubblica, 30 agosto 2018
Il pittore cacciato da piazza San Marco: «Non mi arrendo»
Spirito indòmito, ci ha riprovato. Lunedì, ai piedi del Ponte dei Sospiri. Ma anche stavolta il pittore inglese Ken Howard, 86 anni, è stato avvicinato da due vigili urbani e invitato a far fagotto di tavolozza, piedistallo e colori. Gli era già capitato sabato: via da Piazza San Marco perché senza permessi. «In 50 anni che dipingo Venezia non mi era mai successo», dice l’artista con casa in laguna, accademico reale e già presidente del New English Art Club. «Le regole sono uguali per tutti. Non c’è stata multa, solo un invito a smettere», ha subito fatto sapere il Comune, «se chiederà un permesso, gli sarà concesso».Proprio ieri Dora Bertolutti, moglie e assistente del pittore, ha incrociato il sindaco Luigi Brugnaro all’inaugurazione del restauro del Ponte dell’Accademia. «Incontro cordiale, vuole conoscere il lavoro di mio marito», dice la donna. E il permesso per dipingere? «In arrivo», tranquillizza l’assessora al Turismo Paola Mar, «per tutti i giorni che Howard vorrà». Il punto è che il regolamento sul decoro di San Marco detta legge, e non fa sconti neppure agli artisti. Come Howard. Ieri era nello studio di casa. «Un leone in gabbia», lo descrive la moglie.Pittore di poche parole, decide di raccontare, insieme a Dora, questi giorni con la tavolozza nel sacco.Cosa è successo sabato?«Stavo dipingendo in Riva degli Schiavoni quando si è messo a piovere, e mi sono trasferito a San Marco, sotto l’ala napoleonica delle Procuratie, la facciata della Basilica di San Marco davanti a me. È quello il mio posto per dipingere la Piazza, lo è da sempre».Questa volta però si sono avvicinati due vigili.«Mi hanno detto che senza permesso non potevo stare lì, e mi hanno costretto a impacchettare le mie cose. È da 50 anni che vengo qui a dipingere Venezia e non mi era mai successo nulla del genere, nessuno mi aveva mai allontanato. Ci sono rimasto male, l’episodio mi ha turbato».Perché turbato?«In Piazza San Marco ci sono venditori abusivi che smerciano di tutto, e loro se la sono presa con me che sono un pittore, non stavo facendo nulla di male. Mi è sembrato esagerato».Lei però ci ha riprovato.«Lunedì mattina, sotto il ponte dei Sospiri, in una zona più defilata.Una veneziana mi ha detto: “Stia pure qui, non disturba nessuno”. Ma anche in questo caso sono stato avvicinato dai due vigili perché lì non potevo stare».E come ha reagito?«Mi sono allontanato. Sono andato in Comune a chiedere questo permesso ma l’ufficio era chiuso, mi hanno detto di ripassare. Mi chiedo: perché, se ci sono queste norme, i vigili non avvicinano gli artisti, consegnando loro il modulo per mettersi in regola?Sarebbe più facile per tutti, specie per gli artisti stranieri. Io ho già in programma una incontro con pittori in arrivo da Australia, Stati Uniti, Taiwan e Inghilterra».Molti veneziani le hanno dimostrato solidarietà.Sorpreso?«Sì, la vicenda si è diffusa in un modo che io e mia moglie non potevamo immaginare, grazie ai molti amici che abbiamo qui.Speriamo che possa aiutare a far capire che i pittori non possono essere considerati, come i venditori abusivi, un problema di scarso decoro».Come nasce il suo amore per la città?«Nel 1958 sono arrivato per la prima volta in Italia, a Firenze, con una borsa di studio. Poi ho conosciuto Venezia, amore a prima vista. Per molti anni ho frequentato la città, più volte all’anno. Con mia moglie affittavamo un appartamento. Il mio solo obiettivo era dipingere.Quindici anni fa abbiamo preso casa perché siamo innamorati di Venezia, della sua luce».Dopo quanto accaduto, è un amore tradito?«Sono amareggiato, ma Venezia continua a essere una città meravigliosa, basta saperla guardare. E io continuerò a ritrarla finché potrò. Non vedo l’ora di tornare a farlo».