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 2018  agosto 30 Giovedì calendario

Un capitalismo che è negazione del libero mercato

Più un settore industriale o dei servizi è concentrato, cioè caratterizzato da poca concorrenza, più le sue imprese riescono a imporre prezzi alti. Un’ovvietà. Meno ovvio è il fatto che dal 1980 e ancora di più nell’ultimo decennio questa relazione tra potere di mercato (o di scarso mercato) e capacità di tenere i prezzi elevati sia aumentata costantemente. Senza essere spiegata dalla necessità di recuperare i costi di innovazione e avendo un effetto negativo sull’aumento dei salari. Visto da un altro angolo: il capitalismo non sta funzionando come dovrebbe, le grandi imprese riescono sempre più spesso a raggiungere posizioni di potere dalle quali dominare i mercati e tenere a bada concorrenti potenziali. Questa conclusione si trae da un interessante e innovativo studio condotto per il Fondo monetario internazionale da tre economisti, Federico J. Díez, Daniel Leigh e Suchanan Tambunlertchai. Hanno analizzato i dati di 74 economie, delle quali 33 avanzate, le altre in via di sviluppo, dal 1980 al 2016. Complessivamente, hanno registrato che nel periodo è aumentato del 39% il mark-up, cioè di quanto le aziende hanno aumentato i prezzi al di sopra del livello che prevarrebbe in una situazione di concorrenza perfetta, cioè al di sopra del cosiddetto costo marginale. Hanno stimato 631 mila mark-up nei 37 anni considerati per imprese quotate in Borsa che coprono più del 75% dei Pil dei Paesi studiati. Mentre nelle economie emergenti non ci sono evidenze di grandi aumenti, in quelle avanzate l’aumento dei mark-up è più che notevole, gran parte del 39% totale. In Europa, Italia compresa, gli aumenti sono evidenti soprattutto dal 2000. Lo studio rileva che la crescita dei mark-up è proporzionale alla concentrazione dei settori, cioè alla poca concorrenza, e che la tendenza è guidata soprattutto da imprese superstar che dominano il loro mercato. Le conseguenze non sono da poco. Nei settori ad alta concentrazione di mercato, c’è una relazione inversa tra crescita dei mark-up e investimenti. Non solo. «Alti mark-up e alte concentrazioni di mercato sono anche associati a un declino della quota che va al lavoro», scrivono gli economisti: «via via che le imprese aumentano il loro potere di mercato, si appropriano di una quota crescente della resa della produzione, lasciando ritorni più piccoli al lavoro». È un’analisi che spiega non poco il clima sociale e politico prevalente in Occidente. Il Big Business riesce a frustrare la concorrenza grazie a regolamenti, finanziamenti privilegiati, legami a porte girevoli con i governi. In altri termini, creando un capitalismo di collusione che è la negazione del libero mercato.