Corriere della Sera, 30 agosto 2018
Furto in casa dei genitori di Salvini. Presa una banda di cinque georgiani
Li hanno arrestati lunedì. Avevano i bagagli pronti. Stavano per lasciare Milano. Per le bande di ladri georgiani è una legge inderogabile. Arrivo in una città d’Europa, contatti con la persona dell’organizzazione che fornisce l’alloggio e gli appoggi, raffica di furti negli appartamenti: qualche settimana, al massimo poco più di un mese, poi se ne vanno. Cambio città. Colpire e scomparire: per essere imprendibili; per non incappare in indagini. Stavolta, però, hanno accelerato.
Il furto in casa dei genitori del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, avviene tra le notti del 14 e 15 agosto. Qualche giorno dopo, due ragazzi georgiani vengono controllati «per caso» dalla polizia in un supermercato. Mostrano i documenti. Vengono lasciati andare. Tornano a casa e raccontano agli altri. Decidono senza pensare: «Troppo rischioso, forse ci stanno addosso, andiamocene». Sospetto fondato. Lunedì 27 agosto i poliziotti della Squadra mobile arrestano la banda. Sono in cinque: tutti georgiani, giovani e senza precedenti penali (segno che erano da poco arrivati in Italia). Solo intorno alla zona in cui vivono i genitori di Salvini, il quartiere Primaticcio di Milano, avevano svaligiato 7/8 appartamenti.
La mafia georgiana ha un peso storico nella criminalità mondiale col nome vor v zakone, che vuol dire «ladri in legge». I clan si strutturarono nelle prigioni staliniane; sono esplosi dopo il crollo dell’Unione Sovietica e hanno avuto un potere enorme anche in Russia, ma la caratteristica chiave è un’altra: è l’unica mafia al mondo che sfrutta in modo massiccio i ladri; l’unica criminalità che si alimenta anche attraverso i furti in appartamento in tutta Europa. I gruppi sono molto mobili e i ladri espertissimi (tanto che in casa dei genitori di Salvini non hanno lasciato alcun segno di scasso e hanno portato via gioielli e cassaforte); le reti d’appoggio e i canali di ricettazione nelle città sono fissi e sempre coordinati dai clan.
Sulle tracce di questi ladri si sono mossi i poliziotti dell’anti-rapine della questura e soprattutto gli uomini della Sesta sezione della Squadra mobile, quelli che si occupano di criminalità diffusa, uomini che conoscono la strada e le sue dinamiche, che si confondono ogni giorno e ogni notte nella folla della città per seguire ladri, spacciatori, borseggiatori. L’indagine sul furto in casa Salvini è stata serrata, molta strada e poca tecnologia, col coordinamento del pubblico ministero David Monti e del procuratore aggiunto Laura Pedio. Oggi i cinque georgiani dovrebbero arrivare di fronte al gip per la convalida del fermo, e per questo dalla questura di Milano sono filtrati pochissimi particolari sull’inchiesta.
I cinque si appoggiavano in un appartamento col quale non avevano alcun legame formale, tipo contratti o bollette. Le batteriedi ladri georgiani contano sempre su quegli appoggi e su un referente locale in ogni città, che di solito è un vor, un «battezzato». Negli anni scorsi un’indagine dei carabinieri di Novara, la prima a definire reti e dinamiche della mafia georgiana in Europa, aveva portato alla scoperta di una serie di covi su Milano. Nell’appartamento dove vivevano i ladri di casa Salvini è stata trovata un po’ di refurtiva, ma la maggior parte degli oggetti rubati intorno a Ferragosto avevano già imboccato i canali della ricettazione.