La Stampa, 29 agosto 2018
Niente western in tv: l’ultima censura turca verso gli Usa
Nella crisi fra Turchia e Stati Uniti non c’è pace nemmeno per John Wayne. La Trt, la televisione di Stato della Mezzaluna, i cui vertici sono di nomina governativa, hanno deciso di abolire la tradizionale trasmissione di un film western la domenica mattina, per rimpiazzarlo con produzioni nazionali. La tradizione delle pellicole sui cow-boy andava avanti dagli Anni Ottanta, così tanto da aver dato addirittura il nome alla fascia oraria, Western Zone, per l’appunto.
Da adesso in avanti, titoli come «C’era una volta il West» e «Il buono, il brutto e il cattivo» saranno solo un lontano ricordo. La tv di Stato ha sottolineato che il cambio di programmazione lascerà spazio a pellicole selezionate dal Ministero della Cultura.
Gli altri boicottaggi
La scelta è direttamente legata al deterioramento delle relazioni fra Ankara e Washington, che va avanti da Ankara e che ha trovato il culmine quest’estate, quando la mancata scarcerazione del pastore evangelico, Andrew Brunson, ha portato il presidente americano Trump a infliggere sanzioni alla Mezzaluna che hanno portato a una rapida svalutazione della lira turca. Oltre all’affare Brunson, le relazioni fra i due Paesi sono ai ferri corti anche per le posizioni diverse sulla Siria, la mancata estradizione, da parte di Washington di Fethullah Gülen, l’ex imam accusato di essere il mandante del golpe fallito del luglio 2016 e l’asse sempre più solido fra la Turchia e la Russia.
Quello dei film western è solo l’ultimo capitolo del boicottaggio messo in atto da quello che è Made in Usa. Da quando il presidente della Repubblica, Recep Tayyip Erdogan, ha chiesto al popolo turco di affrontare quello che lui ha definito un vero e proprio «complotto americano» la manifestazione di insofferenza nei confronti dell’ex alleato storico si sono moltiplicate e hanno assunto i connotati più diversi. In molti supermercati si è interrotta l’ordinazione di alcuni prodotti americani per privilegiare la versione turca. La compagnia di bandiera Turkish Airlines, ha annunciato di aver cancellato tutte le campagne pubblicitarie sui media americani. Sui social si sono moltiplicate le immagini di turchi che bruciavano dollari in segno di sfregio alla valuta americana, mentre decine di imprenditori hanno messo in campo iniziative per contrastare la svalutazione della divisa nazionale. Non è la prima volta che la Turchia punta alla nazionalizzazione della vita culturale. Lo aveva già fatto due anni fa, quando ha tolto dai cartelloni le opere di Shakespeare e Brecht per sostituirle con quelle di drammaturghi locali.