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 2018  agosto 29 Mercoledì calendario

Quella rivista nata 50 anni fa per i curiosi delle Scienze

Ai primi di settembre del 1968, quando Le Scienze arriva per la prima volta in edicola, in Italia si stanno consumando le ultime fasi di uno scontro che avrà profonde conseguenze. È lo scontro tra due modi diversi di intendere il ruolo della ricerca scientifica e dell’innovazione. Soprattutto, è lo scontro tra due diversi modelli di sviluppo nazionale.
In uno, ricerca e innovazione sono uno strumento vitale per mantenere e portare avanti l’espansione economica e la competitività da poco conquistate – ma ancora fragili – in settori che vanno dalla chimica all’energia alla nascente industria informatica. Nel secondo modello, invece, scienza e ricerca sono un lusso da ricchi, un esercizio rischioso e tutto sommato intellettuale, e se proprio servono le innovazioni, si comprino all’estero e si produca su licenza, senza esporsi troppo.
A vincere, come è noto, fu il secondo modello, le cui conseguenze sullo sviluppo dell’Italia oggi sono fin troppo evidenti. Ma questa premessa è indispensabile per spiegare che cos’è Le Scienze e che cosa ha voluto rappresentare in questi suoi cinquant’anni di vita.
Fondata dalla vittima forse più eccellente di quello scontro, Felice Ippolito, la rivista nasce infatti a pochi mesi dall’uscita dal carcere dell’ex segretario generale del CNEN, e nasce per continuare una battaglia che era, ed è ancora, tanto culturale quanto politica.
Edizione italiana di Scientific American, la rivista si rifà direttamente alla grande tradizione anglosassone di divulgazione della scienza, con articoli di informazione ma anche di approfondimento, che raccontino i risultati delle ricerche più recenti in modo aggiornato e rigoroso.
Una divulgazione “alta”, quindi, per una rivista che in cinque decenni è cambiata con il cambiare dei tempi e dei linguaggi, ma che, oggi come allora, ai suoi lettori propone – e chiede – un impegno che va al di là dell’intrattenimento e della spettacolarizzazione. Diretta dal 1996 al 2008 da Enrico Bellone, Le Scienze non è però una rivista per specialisti, bensì per un lettore “curioso ma non esperto”. Un lettore che è anche un cittadino, che vuole sapere cosa fanno gli scienziati e perché quello che fanno è importante – anzi, vitale – per il benessere dell’intera società. E dell’intero pianeta. Gli anni in cui Le Scienze comincia a muovere i primi passi sono infatti anche quelli in cui l’umanità diventa capace di guardare oltre la Terra, e all’esplorazione dell’incredibilmente piccolo, dove il mondo delle particelle elementari riserva sempre nuove scoperte e nuove sorprese, affianca osservazioni del cosmo che nell’arco di una manciata di anni ci porteranno ai confini dello spazio e del tempo.
Sono stati, questi cinquant’anni di vita di Le Scienze, anni bellissimi. Anni di scoperte straordinarie e di straordinari progressi in ogni settore dell’impresa scientifica, dalla biologia allo studio delle origini dell’uomo, dalla matematica alla medicina, per non parlare di discipline che mezzo secolo fa erano ancora agli inizi, come la genetica o le neuroscienze, e che oggi sono affermate protagoniste.
Di tutto questo, Le Scienze ha seguito e raccontato puntigliosamente gli sviluppi e i successi ma anche le difficoltà, i dubbi e gli ostacoli. Perché un” buon” racconto della scienza, come quello che la rivista ha cercato di fare in questi anni, è anzitutto il racconto di un metodo basato sulla verifica e sulle evidenze, che rappresenta non solo lo strumento migliore per capire il mondo ma anche l’unica base possibile per lo sviluppo di una democrazia moderna.
Non è un caso, quindi, che il numero” celebrativo” di Le Scienze che sarà in vendita nelle edicole a partire dal 4 settembre, rappresenti un po’ una sintesi del senso del lavoro del primo mezzo secolo della rivista.
I lettori ci troveranno una rassegna di dieci grandi sfide che la scienza dovrà affrontare nei prossimi anni, un articolo che celebra la bellezza della ricerca e un lungo “speciale” dedicato a quelli che il direttore Marco Cattaneo ha definito “i tre cardini del diritto alla scienza": il diritto alla libertà di ricerca, il diritto a una conoscenza diffusa e condivisa, il diritto a beneficiare degli strumenti che la scienza ci mette a disposizione.