Libero, 29 agosto 2018
Vi racconto come si fa a diventare cittadino Usa
Sarà stato per la paura di non passare il test per la naturalizzazione americana che una decina di milioni di irregolari vivono tra noi, avendo varcato di nascosto il confine con il Messico invece di chiedere il permesso di entrare? Io, che ho voluto fare le cose in regola per diventare cittadino americano, sto seguendo la lunga procedura e lunedì mi sono presentato all’intervista finale. Che è una cosa seria. Certo, come per tutti gli esami, chi lo supera dice dopo che è facile. Dopo, però. Prima, la paura di fare una figuraccia è stata la stessa di quando affrontai l’esame di maturità oltre mezzo secolo fa. Innanzitutto, si deve dimostrare una basilare conoscenza dell’inglese: l’esaminatrice (una cortese giovane funzionaria nel mio caso) prima ti fa leggere una frase e poi te ne detta un’altra, che devi scrivere senza errori. Segue il test sulla conoscenza di queste materie: «i principi della democrazia americana», «il sistema di governo», «i diritti e le responsabilità dei cittadini», «la storia americana» (dai coloni ai diritti civili). Le domande su cui prepararsi sono 100, ma l’esaminatore ne fa dieci al massimo e passa chi risponde correttamente a sei. Nel caso mio, e di mia moglie Maria Teresa Cometto che ha avuto l’intervista qualche ora dopo di me, sono bastate le prime sei.
«IL COMUNISMO» Ecco le mie: Chi è in carico del potere esecutivo? Qual è un diritto del Primo emendamento alla Costituzione? Se il presidente non può più esercitare le sue funzioni, chi diventa presidente? Durante la Guerra Fredda qual era la principale preoccupazione degli Stati Uniti? (risposta da dare: il comunismo. La toglieranno se nel 2020 sarà eletto Bernie Sanders, nostalgico dell’Urss?) Ci sono quattro emendamenti alla Costituzione a proposito di chi può votare: descrivine uno. Qual è una ragione per cui i coloni vennero in America? Ed ecco le sei di mia moglie: Quanti sono i senatori? A che età bisogna registrarsi per il Servizio Selettivo (è una agenzia governativa indipendente che conserva le informazioni su chi può essere soggetto alla chiamata delle Forze Armate ndr)? Nomina uno Stato che confina con il Canada. Qual è l’oceano a Est dell’America?Quando è stata scritta la Costituzione? Che cosa vuol dire libertà di religione? Io non avrei risposto a tutte, prima di studiare l’opuscolo formativo. Me lo diedero l’inverno scorso, quando mi sono sottoposto all’esame biometrico e delle impronte digitali, passaggio che segue di qualche settimana l’invio al governo della domanda di cittadinanza, a sua volta presentabile solo dopo aver avuto la Green Card per oltre cinque anni (noi la ottenemmo nel 2011). Sono domande facili o difficili quelle come: il dettaglio degli Emendamenti su chi può votare? Quando è stata scritta la Costituzione Usa? (molti amici americani a cui l’abbiamo chiesto non se lo ricordavano). Il numero dei senatori?(Io lo so da professionista della politica Usa, ma quanti altri comune mortali’). Se è ovvio che non occorre essere Pico della Mirandola, o un professore di Storia e Burocrazia Usa, per memorizzare le risposte, credo che l’intervista vada giudicata nella sua interezza. Infatti dopo la parte di lingua e il test, c’è il colloquio personalizzato che può spaziare, a discrezione del funzionario, su tutto il passato del candidato. Dalle mogli-mariti precedenti alle tasse denunciate (da quando?). I viaggi fatti fuori dagli Usa negli ultimi anni: Quanti’ Dove’ Più o meno lunghi di sei mesi? La gentile signora dell’USCIS (agenzia US dei servizi di Cittadinanza e di Immigrazione) è in possesso di tutti i miei dati, e fa i riscontri. Li avevo forniti prima, quando avevo fatto la domanda per avere la Carta Verde, che è la condizione sine qua non per la Cittadinanza. E poi li avevo aggiornati con la richiesta di cittadinanza. Il governo Usa concede la Green Card su basi molto restrittive: una via è la sponsorizzazione di un ente o di una società commerciale americana che devono dimostrare di avere bisogno «specificamente» di quell’individuo per occupare proprio quella loro posizione aperta di lavoro (per salvaguardare il diritto al lavoro degli americani, una regola che c’è da anni); un’altra è l’auto-sponsorizzazione di un individuo straniero che deve convincere il governo di avere «qualità straordinarie» (in qualsiasi campo, dall’arte allo sport al giornalismo alla medicina eccetera). Un detentore di carta verde, poi, può estendere il diritto al coniuge e ai figli (il nostro caso). L’ultima tappa sarà il giuramento, fra un mese o due, nella cerimonia che chiuderà l’iter caricandolo, dicono tutti quelli che sono passati da lì, di forte valenza emotiva. Vi racconterò la giornata, promesso.
E IN ITALIA? Intanto a chi pensasse che il test Usa è un esercizio risibile suggerisco il confronto con l’iter per diventare cittadini italiani. Di milioni di clandestini ce ne sono di qua e di là, ma gli Usa mi pare si sforzino almeno di mantenere uno standard dignitoso per disciplinare le naturalizzazioni regolari. Per la versione tricolore, do la parola a una mia amica di New York, che avendo il marito italiano ha voluto prendere anche la nostra cittadinanza. Ecco la sua testimonianza: «Ho giurato davanti a un ufficiale del consolato, e ho firmato delle carte. Mi hanno chiesto se avrei obbedito alle leggi italiane, e ho detto sì. Non c’era nulla, per iscritto o a voce, che provasse la mia conoscenza della storia italiana o della lingua. Le carte firmate erano una dichiarazione, non la prova di nulla. Certo, niente di paragonabile a ciò che devi fare negli Usa».