Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  agosto 28 Martedì calendario

Se polizia e spacciatori si rincorrono nell’utopia di Christiania

Quando una falange di poliziotti danesi con giubbotti antiproiettile attraversa il confine della Città libera di Christiania, la comune hippie nel centro di Copenaghen, succedono molte cose: risuonano grida allarmate, blocchi di hascisc e sacchetti di marijuana scompaiono dentro sacchi neri che vengono arrotolati e lanciati sopra i tetti, nascosti sotto il pavimento o infilati dentro nascondigli ingegnosamente camuffati. Quando infine gli agenti di polizia raggiungono il mercato en plein air a Pusher Street, l’odore di hascisc è stato rimpiazzato da quello delle girelle alla cannella e metà della popolazione è sparita. Pochi secondi dopo che gli agenti se ne sono andati, l’animato mercato della droga si ricompone e gli affari ripartono.
Questo balletto è andato in scena diverse volte al giorno quest’estate fra il governo danese e la città libera di Christiania, uno dei più longevi esperimenti utopici d’Europa. L’area era una base militare abbandonata nel 1971 quando gli squatter occuparono 84 ettari proclamando una "società autogestita” di artisti e liberi pensatori. La Danimarca ha consentito l’esistenza della comune per quasi mezzo secolo, in violazione delle leggi sulla proprietà, sulla droga e delle norme urbanistiche. Christiania ormai è una delle principali attrazioni turistiche di Copenaghen e monumento alla tolleranza danese.
Negli ultimi anni, però, i problemi della sicurezza hanno cominciato ad avere più peso nell’opinione pubblica. L’ansia crescente si porta dietro un aumento di consensi per l’estrema destra anti-immigrati. Alcuni politici conservatori hanno promesso di chiudere il mercato della droga di Pusher Street, ricordando quando due anni fa uno spacciatore sparò e ferì due poliziotti.
I residenti stabili di Christiania, circa 900, hanno loro regole tra cui il divieto di violenze e droghe pesanti come l’eroina. Le decisioni vengono prese in assemblee che si dilatano in maratone di cinque ore dato che tutti hanno diritto di parola. Dopo la sparatoria con i poliziotti del 2016, il mercato della droga era stato smantellato, ma la pausa è stata temporanea e il gioco quotidiano del gatto col topo è ripreso. «È quello che succede quando giochi a nascondino per trent’anni: diventi molto bravo», dice Simon Gabriel Laugesen, che organizza la videosorveglianza delle pattuglie di polizia. La polizia non effettua incursioni più aggressive, dice, perché non vuole scioccare i turisti che vengono a guardare (e a comprare). «La verità è che non possono farci niente». Ma lo stress della vigilanza costante impone un prezzo. Alcuni dormono con una mazza da baseball accanto alla porta o cambiano regolarmente numeri di telefono o non ne usano proprio.
Una mattina, quando una donna di mezza età ha scattato una foto di Pusher Street, un ragazzo è andato da lei per chiederle di cancellarla. La polizia, ha spiegato, passa al setaccio i social media per scovare foto che possano essere usate per effettuare arresti. «Ma siete in guerra?», gli ha chiesto la donna. «Sì», ha risposto lui con un sorriso. «Va avanti dal 1971», ha detto. «E loro continuano a perderla».
(Traduzione di Fabio Galimberti)
© 2018 New York Times News Service