Corriere della Sera, 14 agosto 2018
Briatore: «Con Berlusconi ho parlato di economia. Lui e Salvini si ritroveranno»
Dica la verità, Flavio Briatore. Berlusconi, con cui ha appena trascorso una giornata, è arrabbiato con lei.
«Con me? E perché?».
Gli aveva consigliato di lasciare libero Salvini di governare con Di Maio.
«Io non parlo mai di politica con Berlusconi. Ne sa più di me, lo annoierei e basta. Preferisco confrontarmi con lui sugli scenari globali. Parliamo di economia, di imprese, da Silvio c’è sempre da imparare».
Auspicherebbe ancora la nascita del governo gialloverde?
«Certo che sì. Questo è un governo di rottura, l’unico possibile in questa fase. A M5S e Lega dev’essere data la possibilità di governare insieme senza opporgli critiche stupide».
Ci faccia un esempio di critica stupida.
«Quella secondo cui Di Maio non può essere un ottimo vicepremier perché faceva lo steward al San Paolo. Per me è un valore aggiunto».
Fa bene Berlusconi a essere arrabbiato con Salvini?
«Fatti loro, sono due persone intelligenti e due persone intelligenti prima o poi si ritrovano. Una cosa è certa: Salvini sull’immigrazione sta facendo quello che nessuno dei governi precedenti era stato in grado di fare».
Tutte le opposizioni appaiono sostanzialmente ferme.
«L’opposizione al momento è fatta da partiti di “nonni” che soccombono contro la forza della gioventù di M5S e Lega. E lo dico con tutto il rispetto che si deve ai più anziani, da cui ho sempre imparato molto».
Vale anche per Forza Italia?
«Politicamente Berlusconi è come un padre che non ha avuto figli. Invece che rilassarsi e godersi questa età, Silvio rimane alla guida del partito perché non ha dei collaboratori in grado di sostituirlo. Se guardi dentro Forza Italia, le persone sembrano sempre le stesse da secoli».
E il Pd ?
«Non sottovaluterei un certo Renzi. Matteo è una persona intelligente, farà di tutto per rientrare nei giochi che contano».
Lei è tra quelli che pensano che Pd e Forza Italia debbano unire le forze?
«Ripeto, non parlo mai di politica con Berlusconi. Ma si ricorda quando dissi che il vero delfino di Silvio era Renzi? Lo penso ancora».
Di Maio ha detto che l’Italia non deve avere paura della reazione dei mercati.
«Il Cinquestelle deve capire che un conto è la propaganda, un conto è il governo. Adesso hanno bisogno di gente all’altezza, spesso non ne hanno».
Il professor Conte l’ha convinta?
«Non lo conosco, sarà senz’altro un professore preparato. Al momento mi sembra il classico amministratore delegato che due azionisti un po’ litigiosi mettono a capo di un’azienda per fargli fare soprattutto il paciere».
Inviterebbe un amico a investire in Italia?
«Assolutamente no. Soprattutto dopo quel decreto Dignità che limita la possibilità degli imprenditori di usare i contratti a tempo determinato. Certi politici sono convinti che un capo azienda non veda l’ora di licenziare. In realtà, non vede l’ora di assumere. E poi, lo ripeto da secoli, possibile che non riusciamo a capire che il turismo è una priorità assoluta?»
Le deleghe sono passate sotto il ministero dell’Agricoltura, ha visto?
«Una scemenza senza fine. Il Turismo dovrebbe essere di competenza del primo ministro. In Qatar hanno il petrolio, giusto? Fossimo noi italiani in Qatar, la classe dirigente si sarebbe messa a puntare sull’olio d’oliva… Ci vorrebbe un piano quarantennale per i nostri settemila chilometri di coste meravigliose. E invece continuiamo a incentivare quel turismo in ciabatte e sacco a pelo che poi tra l’altro finisce per voltarti le spalle, come sta accadendo in Puglia».
Ha mai pensato di candidarsi?
«Abito fuori dall’Italia e sono troppo impegnato col mio lavoro».
Alla pensione, invece, ci pensa mai?
«Lavorare è l’unica cosa che mantiene giovani, vigili, con la mente sempre sveglia».