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 2018  agosto 09 Giovedì calendario

Già Mona Lisa era finita sulle borse per fare business

Vans Gogh. Direte che ho sbagliato a scrivere il nome del pittore olandese. Invece no. Infatti la marca di streetwear Vans ha appena concluso un accordo con il Museo Van Gogh di Amsterdam che gli consente di mettere in produzione scarpe, magliette, zaini ed altro, in tutto sedici pezzi, utilizzando le immagini di opere del grande Vincent. Il direttore del museo Axel Ruger si è arrampicato sugli specchi per giustificare questa intelligente operazione commerciale che consente al museo d’incassare probabilmente molti soldi e alla marca di scarpe e accessori di vendere un sacco di prodotti. Dire però, come ha fatto il direttore, che l’operazione consente di avvicinare e rendere accessibile Van Gogh a più gente possibile nel mondo è abbastanza ridicolo. Non solo: Ruger ha detto pure che non sono state utilizzate opere troppo famose, tipo la Notte stellata, per offrire al pubblico un percorso più approfondito sull’opera dell’artista. Booom! Forse, volendo pensar male, non si usano opere icona per il banale motivo che la loro immagine, i gioielli di famiglia, è stata già venduta altrove. Ma perché farne un dramma? Dovremmo invece celebrare il fatto che la cultura e l’arte sono diventate, grazie al mondo della comunicazione e del marketing, così potenti da spingere e aiutare la vendita di un vile e banale prodotto. Andare in giro con uno zainetto decorato con un campo di girasoli di Van Gogh è di cattivo gusto? Dipende dall’età di chi porta lo zainetto. Ma poi chi siamo noi per dire che è di cattivo gusto? Sono forse di cattivo gusto le mostre che sfruttano ugualmente senza scrupolo il nome di grandi maestri, Gauguin, Monet, Van Gogh, Picasso eccetera? Non credo. Che differenza c’è, a parte il prezzo, fra l’acquisto di una tazza con i girasoli di Van Gogh e quello di una borsa di Vuitton o un paio di scarpe della Vans?.