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 2018  luglio 30 Lunedì calendario

I 40 anni di Animal House, il film che santificò Belushi

Si può vivere senza aver visto Animal House? No, se ci è concesso dirlo, e non solo perché il film, firmato da John Landis, è entrato di diritto nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso americano come opera “culturalmente, storicamente ed esteticamente significativa”, ma soprattutto perché ha fatto conoscere al mondo John Belushi, il cui processo di beatificazione per l’ingresso tra i più grandi attori comici di tutti i tempi ebbe inizio proprio con Animal House. Esattamente 40 anni fa il film arrivava nelle sale americane (da noi uscì nell’ottobre) e incassò nel weekend 276,538 dollari. A oggi ne ha totalizzati circa 140, a fronte di un costo di soli 2,8 milioni di dollari, uno dei film più profittevoli dell’intera storia del cinema.John Landis aveva 27 anni nel 1978, un anno prima aveva firmato Ridere per ridere, antesignano dei film demenziali degli anni Ottanta (da L’aereo più pazzo del mondo in poi) con Donald Sutherland. La sceneggiatura, scritta da Harold Ramis, Douglas Kenney e Chris Miller ebbe il sostegno del National Lampoon, una dei giornali satirici più in voga all’epoca, e della Universal, che chiamarono alcuni registi, tra i quali Bob Rafelson, prima di scegliere Landis. Il budget era piccolo, Landis quindi puntò soprattutto su attori giovani e addirittura esordienti (per Kevin Bacon e Karen Allen fu il primo film), e sul cast del Saturday Night Live, che da qualche anno era in tv e aveva riscosso un grandissimo successo.
Gli sceneggiatori, a dire il vero, avevano scritto gran parte del film ritagliando i personaggi proprio sugli attori del SNL, Chevy Chase, Bill Murray, Dan Ayrkoyd e, soprattutto, John Belushi. Solo lui accettò di prendere parte al film e fece bene, perchè l’esordio cinematografico di Belushi in Animal house fu esplosivo, il personaggio di Bluto Blutarsky lo proiettò verso il successo planetario e lo trasformò nell’attore comico più amato dalle giovani generazioni.
Bluto è diventato il simbolo di una gioventù ribelle e sregolata, che però ha un profondo senso dell’amicizia e un grande amore per la libertà, capace di gesti stupidi ma fondamentali, come quelli che vengono richiesti nel film per risolvere i problemi di una confraternita, la Delta Tau Chi, della quale fanno parte solo ripetenti, fannulloni, casinisti e sfigati, animati dalla voglia inarrestabile di divertirsi e che per questo stanno per essere espulsi dal college.
Belushi/Bluto spacca chitarre in testa a folksingers, sputa mozzarella sulla faccia dei compagni, balla scatenato musica soul e rock, beve una intera bottiglia di whisky in un solo sorso e, vestito con un lenzuolo e con in testa una corona d’alloro, dice quella che secondo l’American Film Institute è l’82esima battuta più celebre della storia del cinema “Toga, Toga, Toga”, scatenando un travolgente toga party. Al quale, 40 anni dopo, partecipiamo ancora volentieri.