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 2018  luglio 30 Lunedì calendario

Il collega del militare che si è suicidato: «Noi trattati come pacchi, alla fine vai fuori di testa»


«Enrico sabato era il “capo muta”: con lui c’era un altro, la “sentinella”, appena arrivato al servizio “Strade sicure”, giovanissimo. Quando Enrico è andato in bagno con la pistola d’ordinanza probabilmente non se n’è neanche accorto. La pistola si dovrebbe lasciare, anche se poi in addestramento ti insegnano che dall’arma non ci si separa mai. Ma lo sa qual è stata l’unica cosa che il generale Paolo Raudino ha fatto quando è arrivato a Palazzo Grazioli e si è trovato davanti il militare sotto shock? Si è messo a urlare. Non una sola parola di comprensione o di pena.
Niente». Scuote la testa Tommaso (il nome è di fantasia, ndr), anche lui granatiere di “Strade sicure”.
Cosa avrebbe dovuto fare il generale Raudino?
«Non saprei. Ma è questo uno dei grandi problemi che abbiamo: la mancanza di umanità. Si pensa soltanto alla carriera e all’apparire. In questo caso il generale è arrivato e fuori Palazzo Grazioli c’erano gli amici di Enrico De Mattia: alcuni piangevano, altri fumavano, uno stava con il basco in mano. Ha strigliato tutti. “Non si sta senza basco. Si scatta con i tacchi. Non si fuma”. Non ha avuto una parola di simpatia o di pietasper nessuno. Nemmeno di fronte alla morte».
Perché “nemmeno”?
«Perché la nostra vita è un incubo e da quando è arrivato lui ancora di più. La consegna prevede che ogni sito venga ispezionato una volta al giorno da un sottufficiale e cinque volte a settimana da un ufficiale. Invece il generale ha dato disposizione di controllo continuo: e quindi i comandanti di complesso, i capitani, i sottufficiali sono sempre sui siti».
E cosa significa?
«È uno stress allucinante: perché “Strade sicure” è nato per gli attentati in Europa ma i ragazzi non hanno paura dei terroristi, neanche ci pensano, hanno paura soltanto dei superiori. I capitani pensano solo alla loro carriera perché basta una nota di demerito per tagliarsi le gambe. Il generale ha il pensiero fisso di fare bella figura. Quando ci sono buchi di organico — sempre — ecco che si fanno turni doppi o tripli: e si va fuori di testa. Oppure si buttano in strada ragazzetti appena arruolati, che hanno 20 anni, nessuna esperienza e un fucile in mano».
Alcuni militari si lamentano anche di essere continuamente vessati dai superiori via chat.
«Sì, ci sono queste chat allucinanti, arrivi a ricevere centinaia di messaggi a ritmo continuo. Fai un turno di sei, otto ore, avvolto nella coperta soffocante di un caldo africano o sotto la pioggia battente e quando te ne vai, vuoi solo staccare: e invece ti continuano ad arrivare notifiche su notifiche con rilievi disciplinari e altri rimproveri. Arrivano da capitani, colonnelli, generali. Alla fine hai le allucinazioni».
E i turni come funzionano?
«Molti siti non hanno proprio senso: i ragazzi si sentono trattati come pacchi postali. Come un pacco stai davanti a un sito, per 6, 8 ore, immobile. A volte non puoi neanche mangiare, non puoi fare niente, stai lì con i tuoi pensieri, poi smonti, mangi, dormi, ricominci. Alla fine sbrocchi. E poi ci sono dei siti assurdi».
In che senso?
«Io non riesco proprio a capire perché l’esercito italiano deve stare 24 ore al giorno davanti a Palazzo Grazioli. Perché abbiamo i militari davanti alla sede del Pd di largo del Nazareno giorno e notte? Perché gli italiani devono pagare affinché l’esercito presidi questi due luoghi? Da quello che so io sono le due sole sedi politiche presidiate dai militari notte e giorno. Anche per questo siamo sotto organico, costretti a ritmi assurdi: perché abbiamo presidi di cui io non capisco il senso».