Corriere della Sera, 29 luglio 2018
Svetlana Zakharova: «La mia danza senza età»
«Stanotte ballerò a picco sul mare. Un palco così è da brividi». Non crede ai suoi occhi Svetlana Zakharova, superstar del balletto, appena giunta a Ravello Festival dove danzerà per la prima volta in «Russian Code», un gala concepito ad hoc, in equilibrio tra tradizione russa e contemporaneo, sold out da sei giorni e punta di diamante della sezione danza diretta da Laura Valente.
Accompagnata dal marito violinista Vadim Repin da cui ha avuto la figlia Anja, 7 anni, rimasta a Mosca con la nonna materna, la diva guarda i colleghi del Bolshoi e del Mariinskj che la affiancano nella serata mentre provano inanellando nell’aria manège e grand jeté sul palcoscenico panoramico sospeso tra cielo e mare. Dopo la nativa Ucraina e la Russia, di cui è artista emerita, ex deputata e stella tra le più influenti, prima al Mariinskj di San Pietroburgo poi al Bolshoi di Mosca, l’Italia è il Paese che l’ha adottata da giovanissima (a 25 anni ha esordito alla Scala di cui è étoile fissa dal 2008).
Ha scelto la parola italiana «Amore» come titolo di un trittico che ha presentato in tutto il mondo…
«Sì, la parola amore è più carezzevole e musicale rispetto all’inglese love, più primitivo. E prima di andare in scena a Londra, ha esordito in Italia, a Modena, da un team di coreografi e artisti di grande passione».
Di «Amore» porta a Ravello la terza parte, «Strokes through the tail», una coreografia in cui gioca con identità di genere insieme a cinque ballerini uomini che indossano il tutù oppure il frac con la coda.
«È una scelta che nasce dal desiderio di trasmettere leggerezza al pubblico dopo capisaldi della tradizione come l’assolo della La Morte del Cigno e in passo a due del Corsaro. In Strokes si mescolano due mondi che mi appartengono intimamente, la danza e la musica. Vesto l’abito del direttore d’orchestra per dirigere una partitura le cui note sono rappresentate dai danzatori. E poi tutto cambia e indossiamo il tutù, combinando maschile e femminile».
La grinta e la femminilità, esaltata dalla maternità, si sono saldati nel suo modo di vivere la scena?
«Sono nata in un’Unione Sovietica in cui era normale che le donne guidassero i tram e facessero i lavori più pesanti. Mia madre mi ha insegnato fin da piccola che avrei potuto raggiungere certi risultati solo a costo di un’enorme fatica, contando unicamente su me stessa. Sulla mia testa, sulle mie gambe. Se vuoi fare una cosa, devi farla ai massimi livelli: è l’educazione che ho ricevuto e trasmetto a mia figlia. Ora studia ginnastica artistica, sottoponendosi ad allenamenti intensi, alla disciplina. Gli insegnanti le dicono che se vuole raggiungere i risultati del papà e della mamma non ci sarà nessuno che lo farà per lei».
Il prossimo giugno compirà 40 anni. Un compleanno che a una ballerina evoca l’idea della pensione?
«È un’età molto interessante per una donna, oggi, e per me ogni anno che passa è ricco di nuovi stimoli. Quanto alla carriera, le cose stanno cambiando anche in Russia dove i ballerini andavano in pensione verso i 36-38 anni, circa vent’anni dopo l’esordio in compagnia. Da giugno, però, c’è una nuova legge ma ancora non si sa fino a che età si prolungherà la carriera dei ballerini. La questione però non mi preoccupa. Preferisco concentrami sugli impegni a breve termine che mi attendono in primavera. Avanzo passo dopo passo, valutando ogni proposta».
Dopo che, con i balletti in mondovisione, il pubblico può gustarsi i suoi primi piani, il cinema non la tenta?
«C’è stato un momento, in passato, in cui lo sono stata. In futuro non lo escludo. Ma devono arrivarmi proposte convincenti di film. Per ora, mi sono lanciata in tv, su un canale culturale russo, come conduttrice di Bolshoi Ballet, uno show sulla grandezza del balletto: ci sono sette coppie in gara e una giuria».
Che cosa le è rimasto dei quattro anni come deputata della Duma, la camera alta del Parlamento russo?
«La politica è stata un’esperienza importante che, come tutti percorsi positivi e negativi della vita, mi ha insegnato molto».
Roberto Bolle, con cui forma da anni una coppia affiatatissima, ha presentato due suoi programmi tv e una festa della danza a Milano. Si vede anche lei direttrice artistica di un festival?
«Certo. Non ho seguito la festa OnDance di Roberto, ma anch’io firmo la direzione artistica dei miei gala e a Mosca, nel marzo 2019, si terrà la quinta edizione del Festival Svetlana, la mia fondazione charity per gli allievi-ballerini. La danza, per me, è un progetto in divenire».