La Stampa, 28 luglio 2018
L’ospedale dei pazienti fantasma. Così Marchionne ha difeso il segreto
«Questi sono professionisti. Grazie a loro diventi come un paziente fantasma. Nessuno saprà che sei qui. Ecco cosa sono riusciti a fare con Marchionne». Werner è seduto alla caffetteria dell’ospedale universitario di Zurigo. Ha 67 anni ed è venuto con la moglie Dolores, originaria dal Canton Ticino, a fare visita a un loro parente. «Non è un caso che abbia scelto di venire qui da Lugano. È la migliore struttura di tutta la Svizzera», commenta lei. Un centro pubblico che, con i suoi 8200 dipendenti, tratta ogni anno 500 mila visite d’ambulatorio e 42 mila degenti. Tra questi c’era, fino a tre giorni fa, Sergio Marchionne.
Da «oltre un anno» l’imprenditore-manager «si recava a cadenza regolare» – come scrive l’Universitätsspital di Zurigo -, per «curare una grave malattia». Una malattia di cui l’azienda, fino a una settimana fa, non «aveva conoscenza». Un malore segreto, se non ai famigliari più stretti. Tenuto nascosto dallo stesso Marchionne. Che ha saputo così essere protagonista di un altro capitolo della saga centenaria della famiglia Agnelli. Un giallo difficile da scrivere. «Non ne sappiamo niente», ripetono come un mantra i camici bianchi. Anche nei corridoi dei due reparti di oncologia – quello A per pazienti in day hospital e quello G per degenti – fanno spallucce. Eppure Marchionne è passato tra queste sale. Negli ultimi 12 mesi o più, ha avuto almeno due vite. Una professionale alla guida di Fca e dei suoi 238 mila dipendenti. Una privata che lo ha visto affrontare la più difficile delle sfide: la malattia. Senza che queste due vite entrassero in corto circuito. Giusto un anno fa, era il 27 luglio, presentava i conti del secondo semestre 2017 e annunciava di voler disegnare il nuovo piano industriale al 2022.
In incognito
Intanto, in incognito, andava e veniva da Zurigo per, rivela sempre l’ospedale, ricevere «i trattamenti della medicina più all’avanguardia». Dopo due mesi di lavoro e fusi orari, di nuovo uscite pubbliche. Con un ottobre da bollino rosso: il 2 la laurea honoris causa in ingegneria meccatronica all’Università di Trento; il 9 a Wall Street a suonare la campanella per i 70 anni della Ferrari; e poi il 24 ad annunciare i risultati record e confermare i target di Fca. Un calendario ufficiale, da manager globale, a cui ne va aggiunto un altro privato. Fatto di visite, controlli e trattamenti. E così, guardando l’agenda a posteriori, sembrano assumere un altro senso due scelte di Marchionne: proprio un anno fa avrebbe smesso di fumare e ha deciso di cambiare residenza fiscale e domicilio. Abbandonata la storica abitazione di Walchwill, nel cantone di Zug, prende casa a Feusisberg sulle colline vista lago a una quarantina di minuti d’auto da Zurigo. Frazione Schindellegi, complesso residenziale SunSet. Inutile suonare i campanelli. Una madre, interpellata mentre sta sul terrazzo con il figlioletto, si gira dall’altra parte scandendo: «I don’t know», non lo so. L’unica notizia ce la dà Richard, che abita nelle palazzine Anni 70 a poche decine di metri delle lussuose case di Stutzhaldenstrasse. «Sì, aveva la residenza in questo villaggio. Ma è impossibile incontrare i vicini. Si infilavano nel garage ed entravano in casa con un accesso privato. Non passano mai dai vialetti». Una sistemazione che potrebbe essere tornata utile a Marchionne, «paziente fantasma» e lavoratore instancabile.
La responsabilità
Un «marziano», secondo alcuni, anche nell’affrontare la malattia. La pensa così dall’Università di Lucerna anche Patrick Suppiger, esperto di marketing e gestione della crisi aziendali. «Il non dire niente penso sia stata una sua decisione di responsabilità nei confronti degli azionisti. Ha lottato per arrivare al 2019, scadenza naturale del suo mandato di ad». Il Marchionne «pubblico» si è fermato al 26 giugno quando lui, figlio di un maresciallo, ha consegnato una nuova Jeep ai carabinieri. «Vado a Zurigo, mi assento per qualche giorno», ha detto ai collaboratori. Ma da quest’ultimo viaggio, il 66enne avvezzo a fare la spola tra i continenti, non è più tornato.