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 2018  luglio 28 Sabato calendario

Chiude il casinò di Campione d’Italia, travolto dai debiti

Rien ne va plus. Sulla ruota del bilancio del Casinò di Campione d’Italia da troppo tempo – sei anni – usciva solo il rosso fisso. E il Tribunale di Como ha detto stop: la società è stata dichiarata fallita. I dipendenti che ieri si sono presentati al lavoro – in tutto sono 487 – sono stati rispediti a casa. Le sale della più grande casa da gioco d’Europa – progettata dall’archistar Mario Botta grazie anche a nove milioni di aiuti pubblici – sono rimaste chiuse. Per ora – dicono gli ottimisti – per un paio di giorni, ma in pochi ci credono. E il crac dei tavoli verdi ha travolto anche il Comune dell’enclave tricolore in Svizzera che ha dichiarato dissesto ed è a un passo dal Commissariamento.
I guai di Campione d’Italia sono gli stessi – anche se in scala finanziaria amplificata – degli altri quattro casinò tricolori. La liberalizzazione delle slot machine nel 2009 – che ha regalato allo stato un jackpot da 10 miliardi di imposte in più ogni anno – e l’avvento delle roulette online hanno fatto crollare gli affari. Saint Vincent, Sanremo, Venezia e il cugino comasco hanno perso tra il 2008 e oggi 400 milioni e il 33% degli ingressi. E il conto più salato, per ora, lo paga il centro lombardo, travolto pure dal boom del franco svizzero, valuta in cui paga il 70% dei suoi costi. La società ha provato a presentare una proposta di” concordato” preventivo con i creditori in zona Cesarini. Ma i giudici lariani sono stati inflessibili: «Troppo generiche le garanzie – recita la sentenza di fallimento – troppo lunghi i tempi di realizzazione del piano». E il Casinò ha fatto crac, sommerso da 120 milioni di perdite in pochi anni e da quasi 132 milioni di debiti, di cui 42 con il municipio per il canone di concessione non pagato.
A nulla sono serviti gli sforzi dei dipendenti. L’era in cui un croupier riusciva a mettersi in tasca 10mila euro al mese, mance comprese, è un lontano ricordo del passato. I lavoratori di Campione sono in solidarietà dal 2012 con lo stipendio tagliato del 30%, in cento hanno già perso il posto. E per gli altri adesso è scattato l’allarme rosso. A rischio sono pure i 102 dipendenti del Comune, malgrado Campione – per ironia delle sorte – sia l’ottavo paese più ricco d’Italia grazie a una serie di agevolazioni fiscali garantite dalla posizione geografica. I suoi impiegati sono invece senza stipendio da febbraio e dopo la disdetta dell’appalto con le imprese di pulizia rischiano pure di dover provvedere in proprio con scopa e detersivo all’igiene del loro precarissimo posto di lavoro. La giunta ha deciso di provare a vendere (lo ha fatto in passato senza successo) i 100 appartamenti che ha in portafoglio tra cui Villa Mimosa sulle rive del Lago di Lugano. Ma i” saldi” non sono ancora partiti e le inchieste aperte dai pm sulla malagestione delle sale da gioco che vedono indagati il sindaco Roberto Salmoiraghi e l’amminstratore unico Marco Ambrosini rischiano di congelare l’operazione.
Il crac del casinò di Campione rischia di essere solo l’aperitivo nella crisi dei casinò italiani. In acque molto agitate, per dire, viaggia pure quello di Saint Vincent. Le roulette aostane si sono mangiate negli ultimi anni 140 milioni di soldi pubblici e hanno fatto cadere causa scandali più di una giunta. E il conto per le casse dello stato – dopo le perdite di 46 milioni del 2016 – rischia di non essere ancora finito. Il Consiglio della Vallée ha appena giocato l’ennesima carta ( disperata secondo molti) per poterlo tenere in vita: una risoluzione che consenta di andare avanti nella ristrutturazione che prevede, ad abundantiam, altri 7,2 milioni di garanzie. Anche se il piatto dei conti dello stato, come sempre, piange.