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 2018  luglio 27 Venerdì calendario

Gli errori del Tour de France e le regole del ciclismo in tv

La 17esima tappa del Tour de France verrà ricordata per la vittoria del colombiano Nairo Quintana e per l’ennesimo assurdo episodio organizzativo: a fine corsa, Chris Froome è stato scaraventato giù dalla bicicletta da un gendarme, mentre scendeva a valle.
Ma se qui parliamo di Tour è perché la tappa, 65 km da Bagnères-de-Luchon a Saint-Lary-Soulan, la più corta degli ultimi trent’anni, era stata pensata a fini televisivi. La grande novità, infatti, era la partenza in griglia (The Grid Start), con i corridori schierati secondo la classifica generale. I primi venti sono scattati nel gruppo di testa e poi in successione gli altri. Si sperava forse di assistere a una battaglia diretta tra i favoriti fin dal km 0, con tanti corridori, da Tom Dumoulin a Quintana, pronti a sfruttare questa occasione per mettere in difficoltà il Team Sky di Froome e Geraint Thomas.
Gli organizzatori si auguravano una tappa altamente spettacolare e ricca di colpi di scena. La partenza in griglia, in stile MotoGp o Formula 1, non passerà alla storia. Pronti, via e passati quattrocento metri è tutto stato come prima: davanti a tutti chi cerca la fuga di giornata, davanti al gruppo il Team Sky. Una cosa ridicola.
Negli anni, il ciclismo ha conosciuto ben poche innovazioni televisive (a differenza del calcio o dell’automobilismo). Certo, sono migliorate le riprese, la messa in onda “integrale” della corsa ci offre una nuova lettura della medesima, qualche telecamera montata sulle bici ravviva la trasmissione, ma la sostanza del ciclismo resta la fatica. È sulla fatica che si disegna una grande corsa a tappe (negli ultimi anni, il Giro è disegnato molto meglio del Tour), è sul rispetto della fatica che si misura l’organizzazione. Le salite del Tour spesso sono un circo dove tutto è lecito e dove gli spettatori, a favore di telecamera, danno il peggio di sé. A scapito dei corridori.