Corriere della Sera, 27 luglio 2018
Khatia Buniatishvili, la Marilyn del piano: «Non suonerò mai per Putin»
Khatia Buniatishvili è nata 31 anni fa durante la guerra civile in Georgia. I segni del conflitto fanno parte di lei; ma poi, agguantato il successo come pianista, fa capire che una donna giovane che ha convissuto con gli stenti, la durezza e la minaccia dei cecchini, la vita vuole riprendersela tutta, e in fretta.
Ha un modo di porsi libero, suona con il gruppo pop dei Coldplay, si fa fotografare a un evento glamour accanto a Sharon Stone. In Francia, Paese che l’ha «adottata» e dov’è stata soprannominata «la Marilyn del piano» (giusto per la pettinatura ma appare una forzatura, lei poi è bruna), le attribuiscono un flirt con Orlando Bloom. E Khatia, a domanda, ha risposto: «Posso dire che Orlando è un grande conoscitore di musica».
In attesa del recital in agosto al Festival di Salisburgo, ieri a Roma, diretta dal cinese Long Yu, ha suonato per la prima volta con l’Orchestra di Santa Cecilia (Concerto di Ciajkovskij). Parla cinque lingue, non l’italiano, ma le usa poco con i media: «Vi possono bastare dieci minuti?».
Un personaggio con luci e qualche ombra. La pianista numero uno al mondo, Martha Argerich, con cui condivide l’imprevedibilità, l’ha messa sotto la sua ala protettiva. I suoi detrattori la dipingono come una narcisista umorale, una solista dal tocco brillante ma un po’ discontinuo. Di sicuro è una giovane donna consapevole della sua avvenenza. L’hanno paragonata a Betty Boop: la pioniera sex symbol dei fumetti si è reincarnata in una pianista classica? «Sì, l’ho letto. Ci rido su».
Ha scelto la doppia nazionalità, georgiana e francese, perché «la Francia mi ha come adottato con amore e le sarò riconoscente per sempre, e poi è la terra dei diritti umani, del libero pensiero e dell’amore». Ha vissuto l’adolescenza mentre la sua terra bruciava. «Era difficile vivere in Georgia, sia sul piano psicologico che economico. I miei genitori si chiedevano come poter nutrire mia sorella e me. Ogni giorno era una lotta per la sopravvivenza. Mio padre e mia madre sono i miei eroi, ci hanno insegnato ad amare i veri valori. In casa c’era un vecchio pianoforte, ho cominciato a suonarlo da bambina. Erano anni in cui era pericoloso camminare per strada, potevano spararti; erano anni in cui un’ora di elettricità e di acqua in 24 ore erano vissute come un lusso».
È nata a Tbilisi, come la straordinaria violinista Lisa Batiashvili, la cui avversità contro Putin è conclamata, così come contro Valery Gergiev, punto di riferimento musicale del leader russo. Le due interpreti si conoscono, condividono le idee politiche. «Io», racconta Khatia, non suono in Russia da dieci anni. Ho incontrato la prima volta Lisa nel 2003. Abbiamo parlato a lungo di impegno civile. Lei si chiedeva se avesse dovuto cancellare i concerti in Russia e sono felice di averla convinta. Le responsabilità umane sono più della carriera. Voglio far sentire la mia voce. Non posso essere complice di omertà e silenzio. Se la gente seguisse il mio esempio, le soluzioni si troverebbero».
Khatia, da Instagram a Twitter, è attiva sul web: «Lo si usa sia in maniera positiva che negativa. Io condivido aspetti della mia vita professionale e privata, tante donne mi chiedono consigli, le incoraggio ad alzare la testa. Si può ricevere amore da persone conosciute solo virtualmente». Che cosa risponde a chi le rimprovera di usare la sensualità come parte della sua personalità artistica? «Non voglio dare un’immagine definita di me stessa, mi piace vivere in tutta la complessità dell’esistenza».